La Camera dei deputati ha dato l’ok per il ritorno in Commissione del testo della proposta di legge sul salario minimo legale.
Il tema è tornato in Aula dopo che il Cnel ha votato un documento che di fatto bocciato le opposizioni, dando ragione alla maggioranza, che vede come unica strada quella del rafforzamento della contrattazione collettiva.
Oggi, mercoledì 18 ottobre, i deputati erano chiamati a votare o gli emendamenti e gli articoli oppure il rinvio in Commissione come richiesto dalla maggioranza. Con soli 21 voti di scarto hanno deciso di prendersi ulteriore tempo per studiare il documento approvato dal Cnel. In Aula si è consumata un’accesa discussione tra i partiti.
“È assolutamente ingiustificato, se pensiamo che il cammino di questa proposta di legge risale a marzo di quest’anno. C’è stato tutto il tempo perché maggioranza e governo formulassero una proposta. Abbiamo presentato una pdl unitaria dopo una cinquantina di audizioni. A luglio ci hanno chiesto due mesi di sospensione e ora mandano la palla in tribuna perché non si sentono né di bocciarla – capiscono che il tema esiste e la gente lo sa – né di fare qualcosa perché non sanno cosa fare”.
Così, ai nostri microfoni, Maria Cecilia Guerra, ex sottosegretaria al Ministero dell’economia e delle finanze durante i governi Conte e Draghi, oggi alla Camera e responsabile Lavoro nel Pd.
Poco prima della pausa estiva, la maggioranza ha prima depositato in Commissione lavoro alla Camera un emendamento soppressivo della proposta di legge sul salario minimo, che non è stato votato. Si è optato per una sospensiva per affrontare la discussione dopo l’estate e ha chiesto un parere al Cnel. Nei giorni scorsi il Consiglio ha approvato un documento e oggi in Aula si è deciso di rimandare la discussione in Commissione. Il governo “si è visto anche nel dibattito in Aula oggi: più di dire che la nostra è una proposta populista e pretestuosa, non dice quali sono le alternative al salario minimo legale”, ritiene Guerra.
“Non hanno votato l’emendamento sospensivo perché hanno capito che la maggior parte del Paese è favorevole alla proposta, quindi avrebbero pagato un prezzo politico troppo alto. Per questo hanno lanciato la palla sempre più in avanti con una sospensiva e la soluzione del Cnel. Noi non abbiamo aderito a questa idea, perché lo avevamo già sentito in audizione e conoscevamo il suo parere”, aggiunge l’ex sottosegretaria.
Salario minimo per legge, Guerra: “Documento Cnel non può essere la base di un confronto: ha una posizione schierata e di parte”
Secondo Guerra il documento del Consiglio non può essere preso in considerazione per un confronto tra maggioranza e opposizione perché non rappresenta la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto: “Il Cnel ha approvato un documento che più che fare proposte, boccia il salario minimo. O meglio, ci sono proposte ma non sono ancora articolate. Il governo ha usato il Consiglio come aliti per chiedere un approfondimento in Commissione. Ma teniamo conto che qui si sta consumando una battaglia politica seria, perché il Cnel per la prima volta non si è presentato con una proposta condivisa. Ha chiuso con un documento votato dal 61% degli aventi diritto e con il voto contrario di 2 dei 3 sindacati più rappresentativi. Anche con la buona volontà, non può essere preso come base per un confronto comune: è una posizione di parte molto schierata. Il Cnel ha perso un’occasione, poteva darci soluzioni anche diverse, analizzarle, darci dei dati”.
“Tutti conoscono la situazione perché lavorano con contratti inaccettabili”
Il Partito democratico e le opposizioni hanno dato il via a una raccolta firme per la petizione a sostegno della pdl, che ad oggi ha raccolto più di mezzo milione di adesioni. E ora annunciano che non si fermeranno: “Continueremo a chiedere che la discussione venga rimandata per davvero, con una discussione vera in Commissione. Abbiamo in corso una raccolta firme che per noi è un modo anche per entrare in contatto con le persone, per spiegare la nostra proposta, raccogliere commenti e suggerimenti e continueremo su questa strada con dibattiti e manifestazioni in tutte le situazioni possibili, perché il problema rimane. Si può forzare un disegno di legge, ma non si può cancellare il fatto che le famiglie, i giovani, i lavoratori e le lavoratrici conoscano la situazione: lavorano con contratti inaccettabili”.
Cosa dice la proposta di legge sul salario minimo
La proposta di legge delle opposizioni prevede che contrattazione collettiva e salario minimo vadano di pari passo, perché la prima, da sola non risolve il problema del lavoro povero. Secondo il governo e la maggioranza invece, il salario minimo legale porterebbe la contrattazione al ribasso. “A luglio, durante il tavolo con la premier Meloni abbiamo cercato di spiegare alla premier che non è così, ma evidentemente non ha letto la nostra proposta. La pdl dice che i lavoratori e le lavoratrici hanno diritto a vedersi applicato il trattamento economico complessivo previsto dai contratti siglati dai sindacati più rappresentativi. Quindi non si può uscire dalla contrattazione collettiva, perché anche aderendo a un sindacato minore dovrebbe applicare il trattamento siglato con i più rappresentativi e in più, anche quei contratti non possono scegliere un trattamento minimo sotto i 9 euro lordi. Sono due elementi della stessa proposta che rafforza doppiamente la contrattazione collettiva. La estende a tutti i lavoratori e permette ai sindacati di partire con una base solida garantita per norma”.