La decisione della Procura generale di Bologna in merito alla vicenda dello psicologo coinvolto nei presunti affidi illeciti dei bambini
La Procura generale di Bologna ha deciso di ricorrere in Cassazione contro l’assoluzione in appello di Claudio Foti, lo psicologo fondatore del Centro Hansel & Gretel di Moncalieri, che è stato coinvolto nel caso dei presunti affidi illeciti dei bambini di Bibbiano. Nel 2021 l’uomo ha scelto di essere giudicato in un processo abbreviato e separato rispetto agli altri 17 imputati, ad oggi fermi ancora al primo grado nel tribunale di Reggio Emilia.
Sono state depositate circa 69 pagine per demolire la sentenza che, lo scorso 6 giugno, aveva assolto lo psicologo stesso dai due reati che gli venivano contestati. Inizialmente, nel novembre 2021, Foti era stato condannato a 4 anni di reclusione più 2 di sospensione dalla professione e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Quattro mesi fa, però, il risultato è stato totalmente ribaltato: l’uomo è stato assolto dalle lesione gravi perché “il fatto non sussiste“. Il caso riguarda principalmente la situazione di Valeria F., che ha sofferto di gravi lesioni psicologiche inflitte dalla Hansel & Gretel, che ha invece ricevuto un incasso di oltre 182mila euro. La ragazza era un’adolescente problematica affidata ai servizi sociali e portata al centro di Moncalieri tramite concorso nell’abuso di ufficio.
I giudici, però, hanno sostenuto che Valeria era già in una situazione mentale ‘critica’ prima della terapia. Foti, perciò, è stato assolto anche dal concorso nell’abuso di ufficio per “non aver commesso il fatto“. Lo psicologo, quindi, riportano i giudici, non avrebbe partecipato al reato. Ora però il ricorso riporta la contestazione dell’assoluzione per una serie di contraddizioni e illogicità, e per il travisamento dei fatti per l’omessa valutazione di specifici elementi di prova. In sostanza, nell’assoluzione di Foti, la Corte d’Appello avrebbero omesso la valutazione di alcuni atti d’indagine dai quali emergono chiaramente i rapporti affaristici e di collusione tra lo psicologo e gli altri imputati.
L’accusa, poi, sottolinea che la Corte d’appello non ha tenuto da conto il fatto che Foti, insieme agli altri imputati, faceva parte della stessa associazione “Rompere il silenzio”, che era finalizzata alla creazione di una comunità per minori vittime di presunti abusi. La tariffa giornaliera era di 251 euro a bambino, e dalla documentazione che è stata sequestrata emerge un introito di Foti di circa 258mila euro annui. In più, lo psicologo si era anche ritagliato uno stipendio da 3000 euro più Iva. Il ricorso contesta anche la situazione di Valeria F.: Foti infatti avrebbe peggiorato drasticamente la ragazza, convincendola falsamente di essere stata abusata dal padre e di non essere stata protetta dalla madre.