Il costituzionalista Zagrebelsky in un’intervista a ‘La Stampa’ ritorna sul caso Apostolico e difende il giudice dalle accuse arrivate dal governo (e non solo).
Gustavo Zagrebelsky si schiera con il giudice Apostolico. In un’intervista a La Stampa il costituzionalista conferma il suo appoggio al magistrato dopo gli attacchi subiti per la partecipazione ad una manifestazione contro Salvini.
“Mi sembra evidente che gli attacchi hanno un intento intimidatorio – spiega Zagrebelsky – non hanno come obiettivo il provvedimento, ma puntano la tranquillità, la serenità di questo e di qualunque altro giudice in decisioni che possono essere importanti per gli interessi del governo. Insomma, servono a dire: tu anni fa hai fatto un qualcosa di cui potresti vergognarti. Stai attenta che io posso tirarla fuori. Ma bisogna anche dire che la sentenza del giudice non è certo una sua invenzione. Si tratta semplicemente di una norma europea che un Paese membro come l’Italia deve rispettare“.
Zagrebelsky: “Sono altri i magistrati da temere”
Per il costituzionalista sono altri i giudici da temere e non la Apostolico: “C’è differenza tra un magistrato grigio e opaco e uno neutrale. Non c’è assolutamente bisogno di avere una esperienza importante nel mondo giuridico per sapere che bisogna temere quelli di cui non si sconoscono le idee perché sono più proni“.
Zagrebelsky sottolinea che i magistrati “opachi e scialbi si possono nascondere. Mentre gli altri stanno attenti due volte prima di emettere una sentenza. Sai che comunque i tuoi provvedimenti saranno sotto la lente di ingrandimento e, quindi, si deve essere assolutamente scrupolosi“.
“Ecco cosa mi preoccupa”
In questa intervista Zagrebelsky svela la sua preoccupazione per il metodo utilizzato nell’attacco al magistrato Apostolico: “Mi ha fatto venire in mente la fine della democrazia ateniese Loro raccoglievano notizie e poi le mettevano a disposizione degli accusatori pubblici al bisogno. E’ davvero un qualcosa di inquietante e che riguarda la libertà tout court. Ma la cosa più grave non è tanto chi ha ripreso, ma chi ha deciso di mettere le riprese a disposizione di qualcuno. Si tratta di uno scandalo“.