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Cronaca

Madre jihadista: “L’Isis è orrore, ma è facile radicalizzarsi”

Published by
Marco Ercole

Sulle colonne de La Nazione parla Valeria Collina, madre di Youssef Zaghba, il terzo terrorista della strage del London Bridge del 2017

Un’altra tragedia si è sfortunatamente consumata in questo periodo. Si tratta dell’attentato di Bruxelles, avvenuto negli ultimi giorni durante la partita che si giocava tra Belgio e Svezia, valida per le qualificazioni ai prossimi campionati europei di calcio. L’uomo, attentatore della città belga, era arrivato in Italia nel 2011, per poi girare l’Europa. Si è fermato proprio a Bruxelles, dove al grido di “Allah è grande” ha ucciso dei civili svedesi innocenti.

Le parole di Valeria Collina, madre del jihadista Youssef Zaghba (Ansa) – Notizie.com

Per parlare di questo triste evento è stata intervistata Valeria Collina, madre di Youssef Zaghba, il terzo terrorista della strage del London Bridge del 2017. Sono ormai passati 6 anni dalla morte del figlio, ma comunque attualmente si respira la stessa tensione di quei tempi. La donna ha sostenuto che il pensiero mortifero che diversi anni fa ha mosso suo figlio è lo stesso che ha portato Abdesalem Lassoued a compiere l’attentato a Bruxelles. Ne ha parlato ai taccuini de La Nazione. A distanza di 6 anni, cosa pensa Valeria Collina riguardo il gesto di suo figlio? Cosa può essere scattato nella mente del ragazzo? Lei fa il punto della situazione, esprimendo il suo pensiero: “Mio figlio era molto giovane, aveva 22 anni. A quell’età i ragazzi hanno bisogno di un progetto, di un fine grande a cui votarsi. Il suo, disgraziatamente, è stato l’orrore. Per lui l’Isis non era la macelleria che è, ma vedeva nello Stato Islamico una rivalsa di popoli schiacciati dall’Occidente“.

La testimonianza

Com’è stato possibile che il ragazzo si avvicinasse ad un pensiero del genere? Collina se lo può spiegare in un modo solo, e lo racconta: “Quando vivevamo in Marocco, i canali satellitari raccontavano sempre delle violenze e dei soprusi che i credenti dovevano sopportate. La narrazione che ne facevano provocava anche in me un dolore straziante. Sono vissuta 20 anni in Marocco, so come la gente lì sente queste notizie, raccontate in maniera cruda e dettagliata. In lui era nata una sorta di voglia di reagire a questa grande ingiustizia. Benché fosse figlio della borghesia araba, non toccato da alcun sopruso, coccolato quando veniva in Italia“.

Valeria Collina ha parlato delle difficoltà nel non diventare jihadisti per i giovani (Ansa) – Notizie.com

Quello di suo figlio, quindi, sembra essere un contesto diverso da quello che ha vissuto l’attentatore di Bruxelles, che è sbarcato a Lampedusa nel 2011. Ma Valeria Collina ribatte, sostenendo che poteva essere così radicalizzato già nel momento in cui è arrivato in Italia. Forse tutta la sua rabbia, slegata dalla religione, è nata proprio da lì, dal non riuscire a trovare la sua strada per costruirsi un futuro. La donna afferma che secondo lei manchino le giuste cure ed attenzioni per evitare che accadano queste cose.

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Marco Ercole