Ad esortare il Presidente del Consiglio e a parlare in questo modo è il professore emerito di Storia Contemporanea all’università Federico II di Napoli
Si può osare e cambiare, perché no? A sostenerlo sono in tanti, ma soprattutto uno che di politica e storia ne sa abbastanza come il professore emerito Paolo Macry che lavora e insegna all’università Federico II di Napoli. E questa è la sua principale esortazione che fa al quotidiano Il Foglio: “Meloni ha l’occasione di fare quello che non riuscì a Gianfranco Fini: costruire in Italia una destra repubblicana, conservatrice, moderna, certo per farlo non dovrebbe farsi dominare da spiriti che vengono dal passato”.
Per il professore Paolo Macry non sembra essere una missione così impossibile e le sue certezze partono dal presupposto che la Meloni stessa parla in modi diverso rispetto a quello che ha sempre fatto la destra in questi ultimi anni e uno spiraglio per il professore c’è, eccome: “La destra italiana ha una storia molto sofferta che dagli anni ‘60 fino alla svolta di Fiuggi nel 1994 è stata una storia di emarginazione politica. Eppure, in quel lungo periodo è esistito un moderatismo di massa, una destra diffusa, nostalgica e tradizionalista, che non veniva intercettata dall’ Msi, ma che finiva nelle praterie democristiane in grado di accogliere tutto e il suo contrario.
“E’ una destra diversa quella che è adesso al governo”
Ma non è tutto anzi il suo pensiero va oltre e riprende il discorso: “Questo ha lasciato un atavico senso di recriminazione, se non addirittura rancore, ma se era un sentimento comprensibile quando era vissuto da Almirante e dai dirigenti di quegli anni, su Meloni risulta incomprensibile: dal 1994, quando quella l’Italia sommersa è emersa dando al centrodestra 16 milioni di voti, 5 ad Alleanza nazionale, portando anche i post fascisti al governo sono passati quasi 30 anni, in più Meloni oggi governa i paese”.
E sull’accerchiamento di cui spesso si parla, il professore Macry non ha dubbi: “Forse è rimasto il senso di inferiorità: l’elettorato della destra, anche quando con Berlusconi è arrivato al governo, è sempre stato additato dalla sinistra come arretrato e incolto, composto da barbari ed evasori fiscali, descritto insomma come l’espressione dell’Italia peggiore, ma anche quella tara a me sembra in realtà superata, eppure in occasione come quelle dell’altro giorno sembra riemergere in Meloni, si spiega forse anche così quest’ansia che ha la destra di governo, e forse anche lei, di costruire una egemonia culturale di destra”.