In merito all’argomento relativo alle pensioni ha voluto esprimere il proprio pensiero Giuliano Cazzola. L’ex sindacalista e parlamentare ne ha parlato in una lunga intervista rilasciata al quotidiano “Il Giornale”
A quanto pare non è solamente un problema di questo attuale governo, ma anche di tutti quelli che ci sono stati in precedenza. Quello relativo al sistema pensionistico, infatti, tende a creare non pochi grattacapi. Di questo (e molto altro ancora) ne ha parlato direttamente Giuliano Cazzola. Queste sono alcune delle parole rilasciate da parte dell’ex sindacalista e parlamentare: “Quello che interessa maggiormente, in questo momento, è la tenuta del sistema. Fino ad ora ha prevalso il pensiero di ‘prendi i soldi e scappa’.
Anche perché le pensioni riscosse oggi saranno pagate dai contribuenti di domani. Lei si immagina come sarà contento un giovane di versare un terzo della sua retribuzione per pagare la pensione di persone che sono in uscita dal lavoro intorno ai 60 anni. Lo scenario non promette magnifiche sorti e progressive. Nei prossimi anni aumenteranno i pensionati appartenenti a coorti numerose. La platea col passare del tempo va a diminuire. Basti pensare che nel 2022 ci sono state solo 390 mila nascite“.
Poi ha continuato dicendo: “Il regime delle quote ha preso la mano al legislatore. Tanto da rendere più difficile l’accesso al pensionamento. Il sistema è tutt’altro che flessibile. I due parametri (quello anagrafico e contributivo) non vanno sommati ma realizzati entrambi. Quelli che avevano maturato 38 anni di versamenti non avessero ancora compiuto 62 di età o che i 62enni non potessero ancora far valere 38 anni di contribuzione. È evidente che se si deve continuare a lavorare per maturare uno dei requisiti“.
Il passaggio tra le due quote, ovvero da 102 a 103, si è rivelato funesto fa sapere l’ex parlamentare. “Chi nel 2022 non aveva maturato il requisito di 38 anni pur con 64 anni, si è trovato ad affrontare un nuovo scalone. Sono stati maggiori i pensionamenti ottenuti coi requisiti ordinari. Se Salvini non vuole quota 104 deve rinunciare alla quota 41“. Una spesa che è salita a 322 miliardi di euro, come confermato dall’Inps.
Alla domanda se fosse possibile, o meno, una riforma strutturale la risposta non si è fatta attendere: “Il governo Monti ci aveva già pensato, solo che alla fine non si è mai concretizzato del tutto. Nel 2019 il governo si è inventato due misure che ne hanno determinato la paralisi temporanea: quota 100 e il blocco fino a tutto il 2026 dell’adeguamento automatico dei requisiti all’incremento dell’attesa di vita. Ora il governo ha limitato il blocco solo al 2024. Si sta tornando ai tempi della Fornero“.
Per Cazzola l’anticipo del pensionamento ha creato solo danni. Per uscirne bisogna rimanere, quanto più a lungo possibile, in attività. In primis cercare di riparare l’edificio dagli effetti delle devastazioni.