C’è un saggio di due economisti molto famosi e preparati che hanno fatto un’analisi di come il Paese ha fallito gli obiettivi del Pnrr
Pnrr, un El Dorado che rischia di frantumarsi sul più bello. Proprio adesso che bisogna decidere e portare avanti progetti e piani con dei soldi che si pensava sarebbero arrivati a breve, ma non sembra essere così facile. Soprattutto poterli spendere e saperli spendere. Eh già, è proprio così che stanno le cose. Nel 2021 l’Italia si è accordata con l’Europa per spendere, tra il 2022 e i 2026, 237 miliardi del Pnrr, di cui 69 regalati e 123 presi a prestito dalla Ue. L’Italia è di gran lunga il Paese che ha ricevuto più risorse per il Pnrr. Solo una decina di Paesi hanno chiesto un prestito, e solo tre di essi hanno chiesto il massimo possibile.
Rispetto al Belpaese, la Francia, con un’amministrazione pubblica e capacità di spesa molto più efficiente, ha preso appema 41 miliardi, e tutte in sovvenzioni a fondo perduto. Con tutti questi soldi in arrivo era normale aspettarsi che non ci sarebbero stati problemi per le esigenze delle varie leggi di bilancio che si sarebbero succedute da qui ai prossimi anni, ma in realtà le cose stanno andando decisamente in maniera diversa.
Ecco i tanti errori che sono stati commessi
I problemi derivanti dal Pnrr sono stati diversi. Due economisti per il quotidiano la Repubblica hanno analizzato difficoltà e situazioni relative al Pnrr e ad alcune esigenze che rischiano di non arrivare e di non poter avallare le risorse, soprattutto senza i progetti che servono e che erano stati preventivati. “Abbiamo due spiegazioni, una contingente e l’altra ben più strutturale. La spiegazione contingente è che il Pnrr è stato vissuto come un dono dal cielo che rendeva tutto possibile. Basta guardare le piattaforme elettorali per le elezioni dell’autunno 2022: infinite liste della spesa con decine di proposte strampalate. Perfino i partiti che hanno votato il Pnrr (tutti tranne Fratelli d’Italia) non lo hanno mai sentito come il loro programma di legislatura: il programma della destra citava la parola “Pnrr” solo due volte, quello del M5S una; e nei lunghissimi programmi di Pd e Azione–IV, solo 15 e 17 citazioni rispettivamente”, la prima analisi e il primo commento. Un’analisi fredda e distaccata che mette anche parecchia apprensione sulla situazione attuale anche per quello che si sta verificando da qualche mese a questa parte e con le scadenze che incombono.
La “seconda spiegazione“, analizzano i due economisti, è “ben più strutturale“. La scommessa del “Pnrr era che gli investimenti e le riforme di sistema avrebbero aumentato il tasso di crescita dell’economia italiana, permettendo così di ridurre il rapporto fra il debito pubblico e il prodotto interno lordo. È una scommessa scolpita nei principali documenti di finanza pubblica dal 2020 in poi, che prevedono una forte accelerazione della crescita nei prossimi anni grazie proprio agli investimenti e alle riforme del Pnrr. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e ora rischiamo di trovarci a essere un Paese più indebitato di prima senza avere affrontato efficacemente i problemi strutturali. Abbiamo sbagliato su più fronti”.