L’ex presidente della Consulta ammette di essere rimasto sorpreso dalla presentazione della riforma costituzionale
Una riforma Costituzionale che fa discutere. E neanche poco. L’elezione diretta del Premier va al Consiglio dei Ministri e a breve sarà discussa e presentata in Parlamento in tempi record. Le polemiche non mancano e a queste si aggiunge l’ex presidente della Consulta, Giancarlo Coraggio, che appare sorpreso da come è stata presentata e formulata: “Per quanto la materia sia caratterizzata da una grande discrezionalità politica, direi che la pur giusta finalità di un rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio avrebbe potuto essere perseguita con un intervento meno sconvolgente rispetto al sistema attuale“.
Secondo tanti si tratta di terremoto istituzionale, soprattutto per come è stata presentata e Coraggio non si tira indietro e ne contesta un po’ la formula, e non solo. “Il potenziamento del ruolo del premier, se da una parte risponde a una domanda di politica sia interna che internazionale che vede emergere sempre di più un ruolo da primo ministro inglese o da cancelliere tedesco (il Consiglio d’Europa è composto dai capi di Stato e di governo), dall’altra questo risultato può essere ottenuto in modo più coerente con il quadro istituzionale disegnato dai nostri Costituenti. E soprattutto più rispettoso dei ruoli delle altre due istituzioni che entrano in gioco, il Parlamento e il capo dello Stato“.
Ammette di non essere sorpreso, l’ex presidente della Consulta Giancarlo Coraggio per come è stata portata avanti soprattutto dal governo e dalla stessa presidente Giorgia Meloni: “Indubbiamente c’era da aspettarsi un’iniziativa di questa maggioranza il cui orientamento è ben noto da sempre. Ma il problema è come arrivare a rafforzare il premier senza alterare profondamente l’equilibrio complessivo dei poteri“.
E quest’ultimi che sembrano essere un po’ in discussione, anche se Coraggio la vede in modo un po’ dissonante: “Parlerei piuttosto di uno squilibrio nei rapporti tra i poteri, tanto più se all’elezione diretta del premier si aggiunge un forte premio di maggioranza. È proprio il cumulo delle due misure che si risolve in un’evidente forzatura del sistema”.