Liberare gli ostaggi è necessario, perché “il tempo sta scadendo per prevenire un genocidio a Gaza”.
Lo ha dichiarato l’Onu dopo il bombardamento al campo profughi, mentre gli appelli del Papa e delle organizzazioni umanitarie mondiali diventano sempre più insistenti: basta morti. Israele continua a combattere con l’obiettivo di sconfiggere l’organizzazione terroristica Hamas sia politicamente che militarmente. Sia sulla Striscia che all’estero.
Il mondo intero si chiede se prima o poi si potrà arrivare all’obiettivo di due popoli e due Stati, Israele e Palestina. Abbiamo chiesto a Claudio Bertolotti, ricercatore dell’Ispi, come e quando terminerà questa guerra. Secondo gli esperti il premier Benyamin Netanyahu, che non è stato in grado di garantire la sicurezza, non si è ancora dimesso perché c’è una guerra in corso, ma il suo destino è segnato. Quindi quale sarà il futuro di Israele, ma anche di Hamas?
Secondo l’esperto, il futuro del premier israeliano è segnato: “Netanyahu è indebolito dalla guerra e non ha un futuro politico. Questa sarà la sua ultima esperienza come premier e anche come capo di un movimento politico. Confermo la scelta di non procedere al cambio di leadership con una guerra in corso. Un cambio potrebbe rallentare o portare alla revisione di un processo decisionale che di fatto potrebbe avere ripercussioni dirette sul campo di battaglia. Prima di procedere alla sostituzione o alle dimissioni di Netanyahu deve concludersi la guerra contro Hamas”.
Bertolotti non ha dubbi sul fatto che la guerra si concluderà con la vittoria di Israele su Hamas, che “non ha più un futuro all’interno della Striscia di Gaza, e nemmeno come lo immaginiamo noi, perché Israele non lo consentirà. L’obiettivo è eliminare in toto l’organizzazione Hamas, sia nella componente politica che militare, sia all’estero sia nella Striscia. È una scelta razionale e logica che sintetizza l’obiettivo di questa guerra: distruggere la minaccia. Come e con quali tempi è difficile dirlo, dipende dagli sviluppi sul campo di battaglia urbano”. In poche parole, da quanto tempo sarà necessario per Israele per prendere il controllo di Gaza.
Se l’esito della guerra è certo nell’epilogo della vittoria di Israele, è necessario fare presto per liberare il terreno il più possibile dai civili. Secondo Bertolotti, sui prigionieri, “Hamas dice e non dice. Da un lato sta facendo un gioco sottile per porre in difetto Israele: si sta mostrando disponibile a rilasciare un certo numero di prigionieri. In questo modo Israele dovrebbe essere indotto ad aderire al cessate il fuoco. Non farlo potrebbe sottoporlo al giudizio dell’opinione pubblica mondiale e in particolare del mondo arabo”.
Dall’altro lato invece, secondo il ricercatore, Hamas sta facendo un “gioco per indurre Israele a compromettere il proprio ruolo sul piano delle relazioni internazionali. È anche vero che quando i prigionieri verranno rilasciati potremmo leggerlo anche come un elemento di debolezza di Hamas”.
Un eventuale cessate il fuoco dell’organizzazione terroristica sarebbe solo apparentemente un modo per salvare civili e creare corridoi umanitari. In realtà Hamas “ha necessità di prendere tempo per riorganizzarsi e riavere accesso più facile a linee di comunicazione che servono per trasferire rifornimenti da e per Gaza, prevalentemente attraverso l’Egitto. Vogliono ottenere ulteriori scorte di carburante che è necessario per garantire il funzionamento dei gruppi elettrogeni che garantiscono il ricambio dell’aria nei tunnel sotto la città di Gaza”, spiega Bertolotti.
Egitto e Qatar sono gli unici possibili mediatori in questo conflitto. Ma per la vittoria di Israele è fondamentale il supporto degli Usa: “Egitto e Qatar sono gli attori che più di tutti possono giocare un ruolo di mediazione bilanciata. Altri attori come l’Iran non possono farlo per una questione di esplicito schieramento. Entrambi poi, lo fanno per ragioni differenti. In più dobbiamo considerare che l’Egitto ha sempre avuto e mantenuto ottimi rapporti con Israele e si trova a gestire una situazione che è conseguenza delle azioni di Hamas”. Un cessate il fuoco è possibile? Secondo Bertolotti “potrebbe essere accettato dalle parti o per questioni di opportunità o per una questione di rapporti internazionali tra gli Stati”.
Come detto, anche gli Usa hanno un ruolo importante perché “Israele può permettersi di condurre una guerra di questo tipo grazie al supporto statunitense in termini di intelligence, logistico e copertura militare navale, terrestre e aerea. Senza gli Usa l’esito della guerra non sarebbe scontato da parte di Israele come soggetto vincitore”, aggiunge Bertolotti.
Intanto sul campo la guerra procede “più velocemente rispetto alle aspettative con una resistenza limitata almeno fino ad oggi. Anche se sappiamo che la vera resistenza si realizzerà all’interno del tessuto urbano, quindi nell’area abitata di Gaza. Qui si aprirà il vero terreno di scontro”.
Grazie all’uso dei veicoli Namer, “tutto va secondo quelli che possiamo supporre fossero i piani militari, coerenti da un lato con la dottrina strategica, dall’altro con la dottrina operativa. Israele è riuscita a tagliare in due la Striscia di Gaza penetrando da Nord, in particolare da due direttrici convergenti verso l’area urbana. Lo stesso ha fatto a Sud, muovendo verso il Nord. Un movimento che avrebbe potuto essere più lento se effettuato con le truppe appiedate, ma gli israeliani hanno optato per avanzare con la fanteria meccanizzata molto ben protetta all’interno dei veicoli Namer. L’utilizzo di questi mezzi in abbondanza ha consentito un movimento molto rapido reso più sicuro anche dal massiccio uso di bulldozer, mezzi per la bonifica che di fatto abbattono tutto ciò che trovano davanti, asportando una parte del terreno, togliendo mine antiuomo e anticarro e ordigni improvvisati. A ciò si aggiunge l’uso della tecnologia. Ogni unità meccanizzata ha un drone dedicato dotato di visori infrarossi che rilevano la presenza fisica di persone in prossimità delle unità israeliane. Quindi di fatto identificano le possibili minacce di Hamas anche quando uscissero dai tunnel. A distanza ravvicinata potrebbero essere identificati. A ciò aggiungiamo anche l’elemento di copertura aerea, in grado di colpire gli obiettivi in modo chirurgico in questa fase molto delicata in cui la densità della popolazione nella Striscia impone estrema precisione per limitare il numero degli effetti collaterali”.