A parlare a Notizie.com è l’ex presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato che nel 2017 a causa del duo Vovan e Lexus rischiò un caso politico tra Ucraina e Putin
“Chi lo definisce uno scherzo quanto capitato al nostro Premier, non ha capito nulla, forse a qualcuno fa comodo pensarla in questo modo, ma non c’è nulla su cui giocare, tutt’altro mi fa specie sentire politici che usano questa cosa grave che è accaduta per attaccare Meloni o prendersi gioco di lei…“. A parlare così e anche in modo piuttosto serio è Paolo Alli, attualmente presidente di Alternativa Popolare, il partito di Stefano Bandecchi, è un ex deputato e soprattutto l’ex Presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato. Ed è proprio quanto ricopriva questo ruolo che ha avuto la sventura di essere la prima (e fino a Giorgia Meloni unica) “vittima” italiana del duo “comico” Lexus e Vovan e a Notizie.com ripercorre quanto avvenuto nel 2017. “All’epoca ricoprivo il ruolo di presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato e mi trovavo a Washington per un’iniziativa internazionale, la presidente della nostra delegazione, composta da nove deputati e nove senatori, ricevette una mail con una richiesta di colloquio telefonico con l’allora presidente del Parlamento ucraino Andrej Parubij e il sottoscritto, io accettai perché lo conoscevo ed era un momento particolare, anche perché eravamo in pieno conflitto del Dombass, mai mi sarei immaginato che potesse essere un fake, anche se l’abbiamo saputo molto tempo dopo…”.
Un racconto, quello di Paolo Alli a Notizie.com, che mette i brividi, soprattutto per la facilità con cui è avvenuto e per come è successo e per le ripercussioni che poteva avere, considerato che a livello internazionale si tratta di argomenti e temi delicatissimi. “Alla fine parlai al telefono, ci fu una lunga conversazione con interprete e durò tra i 40-45 minuti – ricorda Paolo Alli -, il finto Parubij mi parlò dell’ipotesi che il governo ucraino potesse indire un referendum popolare in breve tempo sull’adesione dell’Ucraina alla Nato. Era un argomento di altissima sensibilità, c’era il conflitto in Dombass e la tensione era alta. Io avevo un atteggiamento equilibrato, ma poi mi chiese che si doveva far di tutto per far perdere le elezioni a Putin. Inizialmente concordai, poi, grazie a un’intuizione mi corressi, dicendo che in effetti c’erano molti paesi che volevano che Putin perdesse le elezioni, la misi su questo piano in modo generale e fu un bene. Presi questa telefonata come vera, la voce era perfetta, ma anche le mail intercorse erano perfette, nessuno di noi sospettò nulla”.
Il presidente di Alternativa Popolare Paolo Alli ricorda bene quando scoprì quello che era successo, qualche mese dopo, proprio durante la sera di Natale del 24 dicembre del 2017, quando si accorse di un titolo di agenzia Sputnik che diceva “Ecco perché la Nato non accoglierà l’Ucraina nell’Alleanza”, ricorda bene Alli che poi aggiunge: “C’era scritto sotto: è quello che si desume da una lunga telefonata tra il Presidente dell’Assemblea Parlamentare della NATO, Paolo Alli, e il presidente del Parlamento ucraino Andrij Parubij, o perlomeno con colui che Alli pensava fosse il presidente, quando in realtà era l’imitatore, ed è lo stesso che ha fatto l’intervento con Meloni. Per questo andrei cauto a irridere i nostri servizi o a usare questa cosa per attaccare il governo o chi ne fa parte, ci sono passato e in quel momento, appena mi sono reso conto, ho avuto anche paura, pensi che ho avuto il timore di uscire di casa per sei mesi, sapevano tutto di me e dei miei collaboratori. Se non avessi avuto l’intuizione e non mi fossi corretto in quel momento in corsa, il titolo dell’agenzia sarebbe stato: la Nato interferisce nelle elezioni in Russia. E allora si che si sarebbe creata una situazione catastrofica. E mi dica lei, che scherzo è? E’ divertente? In quel momento poi, Mosca avrebbe giovato di questo tipo di situazione ed è, a mio parere, quello che hanno tentato di fare con Meloni e con l’Ucraina“.
Per Paolo Alli non c’è nulla su cui scherzare: “Suggerisco molta attenzione a chi prende in burla questa cosa e pensa che ci si possa scherzare o prenderla a pretesto per usarla politicamente. Io non sono nessuno, ho solo raccontato quanto mi è capitato ed è capitato anche a Boris Johnson e ad altri colleghi della Nato e ad altri governi che hanno dei sistemi di sicurezza importanti, come il nostro o quello del Regno Unito. A mio modo di vedere non sono comici, ma si tratta di una sorta di spionaggio moderno, anche perché ricordo bene che Boris Johnson protestò e da Mosca risposero: ma sono privati cittadini, non possiamo fare nulla, ma era una scusa.”