Anna, nome di fantasia, è un’infermiera che due sere fa a Prato ha soccorso molte persone in difficolta a causa dell’esondazione causata dalla terribile ondata di maltempo che ha colpito la Toscana e l’Italia settentrionale. Il suo racconto a Notizie.com
Il maltempo si sposta verso le regioni meridionali del versante tirrenico: colpa della perturbazione atlantica, identificata come tempesta Ciaran, in esaurimento nel corso della mattinata di oggi.
Ma dal pomeriggio una nuova perturbazione raggiungerà il nostro Paese determinando, ancora una volta, precipitazioni diffuse su parte delle regioni settentrionali e sull’alta Toscana. Il maltempo non dà tregua all’Italia, allerta rossa oggi in parte del Veneto, mentre sarà arancione su gran parte della regione e in Lombardia, su settori di Liguria e Emilia-Romagna. Allerta gialla invece su zone della Toscana – flagellata tra il 2 e il 3 novembre – Emilia-Romagna Veneto, Liguria e Lombardia, Sardegna, Puglia, Basilicata e sulla provincia autonoma di Trento, Campania, Calabria e Sicilia.
Intanto si contano le vittime, purtroppo, i danni alle case, alle strade, alle aziende. Famiglie che hanno perso tutto. E dopo l’acqua che travolge, resta il fango che rovina ogni cosa e cancella i sacrifici di tutta una vita. E poi c’è chi ha visto e toccato con mano l’alluvione, l’esondazione, ma che per fortuna non ne è rimasto travolto o drammaticamente coinvolto. Però ha amici, parenti, conoscenti, colleghi che devono ricostruirsi un esistenza, cercarsi un posto dove stare. Notizie.com ha raccolto il racconto di un ‘infermiera del 118 di Prato. 25 anni di servizio, poi la decisione di restare in ambulatorio. Quando due sere fa però l’acqua arriva violenta, le viene chiesto se vuole tornare a bordo dell’ambulanza per dare una mano. E lei non se l’è fatto ripetere due volte. Noi la chiameremo Anna, perchè questa donna preferisce non dire il suo nome.
Anna, cosa è successo a Prato? Cosa ha visto? Chi ha aiutato?
“Ero in ambulatorio il giorno prima che tutto accadesse. Si sapeva avrebbe piovuto, ma non immaginavamo così tanto. E’ stato un evento diverso quello che si è riversato addosso al nostro territorio. Avevamo allerta gialla, le scuole erano aperte e tutto funzionava come al solito. Sono uscita da lavoro alle ore 20. Forse nel momento peggiore, nel momento di picco dell’acqua. La mia casa però dista dall’ospedale soltanto 500 metri. e quindi io non ho avuto particolari problemi. Eppure dopo un’ora tutto era già allegato. Impensabile, inimmaginabile. Si è completamente riempito un fiume vicino la mia abitazione che di norma è vuoto. Le macchine travolte e trascinate, andavano in giro sole!”
Poi la chiamano e le dicono se volesse tornare a bordo del 118…
“Era mezzanotte. Non me lo sono fatta dire due volte. C’era bisogno e sono andata. Con un mezzo 4 per 4 della Protezione Civile abbiamo raggiunto e soccorso tutti coloro che ne avevamo bisogno. Ovviamente fino ad un’altezza dell’acqua di 80 centimetri, perchè poi serviva l’intervento dei mezzi anfibi dei vigili del fuoco. Abbiamo portato le persone nelle zone di accoglienza allestite dai volontari che chiaramente lavorano insieme al 118. C’erano anziani in difficoltà estrema, ma anche coppie in auto. Molti miei colleghi usciti dall’ospedale non riuscivano a raggiungere le proprie abitazioni , sono rimasti in strada bloccati per ore. Improvvisamente strade praticabili si trasformavano in fiumi non navigabili. Un disastro. Sì, eravamo organizzati per la pioggia, ma non per un’esondazione!”
L’Apocalisse all’improvviso…
“Vento tanto, alberi caduti, sottopassi per fortuna chiusi in maniera preventiva. La popolazione che ha potuto si è prontamente mobilitata per aiutare. Tutta la città di Prato era sveglia. Le dico solo che su 5 turni dei vigili del fuoco, 3 erano in servizio. A Prato sono arrivati immediatamente aiuti da Livorno. Insomma, quella che potremmo definire la macchina della solidarietà e dei soccorsi ha funzionato e pure bene”.
Ed ora, ed oggi che la pioggia ha concesso istanti di tregua. Ora che il sole fa di nuovo capolino?
“Ora c’è il fango, ci sono le case devastate. Nelle strade trovi di tutto, mobili accatastati. Oggetti che non saranno più utilizzabili. E poi molte vie sono interrotte, molti comuni irraggiungibili, tante zone sono isolate. E poi mi viene in mente quello che è accaduto a Campi Bisenzio, a Celenzano. Io ho evitato di guardare i tg, le dico solo questo. Mi bastano le immagini che ho impresse nella mente”.
Ha avuto paura mentre era nell’acqua e soccorreva quelle persone?
“No, perchè stavo facendo il mio lavoro. Mi sentivo sicura accanto ai professionisti che sanno sempre cosa fare. E poi vedi la paura negli occhi di chi aiuti, quindi non puoi permetterti di averne tu. Poi il senso della devastazione che ha inghiottito tutto, la percepisci quando hai tempo di fermarti un istante. In certi momenti, anche sulla scia dell’adrenalina, fai cose che in momenti normali forse non faresti”.
La storia che più l’ha colpita?
“Una coppia chiusa in macchina da ore. Erano infreddoliti e bagnati eppure non chiedevano nulla, nemmeno di essere soccorsi. Dicevano “Andate da chi ha più necessità”, e infatti sono restati lì per 6 ore…poi siamo andati anche da loro. E poi gli occhi spaventati dei bambini, preoccupati per il cane o il gatto che non trovavano più”.
Lei in tanti anni a bordo del 118 di storie drammatiche e morti cruente purtroppo ne avrà viste tante, ma questo è stato l’evento più significativo che ha vissuto?
“Vede in certi momenti non si parla, si agisce e basta. Quindi non si pensa nemmeno. Però immaginando chi ha perso tutto, pensando alle aziende agricole distrutte, alle case da ricostruire, ai sacrifici di una vita travolti dal fango….Beh sì, potrei risponderle di sì”.