Vicenda Soumahoro, le spese pazze della moglie e della suocera: i soldi, destinati ai migranti, venivano utilizzati per altro
In settimana si è ritornati a parlare della vicenda che vede come protagonista Aboubakar Soumahoro. Non solo lui visto che, proprio pochi giorni fa, sono state arrestate la moglie e la suocera. Le accuse nei confronti di queste ultime sono fin troppo gravi visto che si parla di autoriciclaggio, bancarotta fraudolenta e frode. Il tutto dopo una inchiesta giudiziaria fatta partire dai magistrati Giuseppe Milano e Andrea D’Angeli.
Nel corso delle indagini si è scoperto come venivano utilizzati i soldi che dovevano servire per altro. Tipo ai migranti. Ed invece, le spese effettuate da lady Soumahoro e dalla madre, si possono definire “pazze”. Motivo? Soldi spesi in Portogallo, Australia, Gambia e Ruanda. Senza dimenticare alcuni lussuosi acquisti in Italia. A scatenare questo “scandalo” ci ha pensato il Gip di Latina con una ordinanza.
In particolar modo hanno attirato l’attenzione i soldi spesi in boutique di lusso. Si parla di 1.990 euro presso Salvatore Ferragamo a Roma, 1.735 euro da Elena Mirò e 250 euro al negozio Calzature Ferrandi a Brescia. Finita qui? Neanche per sogno visto che c’è da considerare un addebito di 235 euro presso il centro estetico Nails and the City per extension delle ciglia, 209 euro per scarpe Geox e 125 euro per guanti a Sermoneta.
Soumahoro, soldi destinati ai migranti e usati per centri benessere ed altro
In questa indagine si va fino in fondo anche per le spese private. A quanto pare la Guardia di Finanza ha scoperto l’uso di carte di credito e prepagate in gioiellerie, ristoranti, centri estetici, negozi di abbigliamento e di cosmetica. Si tratta di una cifra che si avvicina ai 94mila euro nel 2017, 208mila nel 2018, 50mila nel 2019, 14mila nel 2020 e 2mila nel 2021. Senza dimenticare i 473 mila euro in bonifici verso l’estero tra il 2017 e il 2022.
Come sono state giustificate queste spese? Come “rimborso spesa anticipato“. Soldi che, ricordiamo, erano destinati per l’accoglienza dei migranti. Dichiarati addirittura come “rimborso per gli anticipi pocket money”. Si cerca di fare luce sui soldi inviati in Ruanda a favore di unaltro figlio di Marie Therese Mukamitsindo, suocera di Soumahoro. U figlio che aveva aperto un supermercato e un ristorante “Gusto Italiano”. Soldi che, secondo quanto riportato dagli investigatori, erano destinati a coprire spese personali.
Mentre bonifici inviati in Africa venivano giustificati come “costi progetto internazionalizzazione“. Non è finita qui visto che si è scoperato che la società beneficiaria “Karibu Rwa” (sempre nel Paese africano) era una società di diritto inglese che mirava ad escursioni in Africa orientale. Nel frattempo Liliane Murekatete, moglie di Soumahoro, si definisce sconvolta per quanto sta accadendo e vuole presentare quanto prima ricorso. Stesso discorso anche per la madre.