Maggioranza, contro opposizioni con un’unica eccezione: Italia Viva potrebbe votare a favore del premierato, ma aspetterà il testo in Parlamento. Intanto il Pd con la segretaria Elly Schlein insiste: ” una riforma costituzionale pasticciata e pericolosa”
Il ferro va battuto finchè è caldo. Ora lo ha capito anche la segretaria dem Elly Schlein, che da giorni imperversa in ogni dove: giornali, testate on line, trasmissioni televisive.
Tra meno di una settimana il Partito Democratico sarà a Piazza del Popolo contro la maggioranza di governo, per il salario minimo, per la sanità. Ed evidentemente anche per manifestare in proprio dissenso nei confronti della Riforma costituzionale presentata alla stampa lo scorso venerdì dopo la riunione del Cdm a palazzo Chigi. Con un post pubblicato sui social, Elly Schlein, anche questa mattina ha ribadito la propria posizione “Giorgia Meloni ha avuto il coraggio di chiamare il suo pasticcio costituzionale “la madre di tutte le riforme”, mentre tradisce per prime le madri e i padri di questo Paese nella legge di bilancio: aumenta le tasse su pannolini, seggiolini e assorbenti, non investe sugli asili nido, dimentica la scuola, taglia sulla sanità e sulle disabilità, non mette un euro sulle persone non autosufficienti. Così si aggrava il carico di cura sulle famiglie che pesa soprattutto sulle donne, tenendole a freno nel lavoro e nell’impresa”.
“Una manovra – si legge ancora nel post di Schlein – che è un capolavoro di iniquità perché riesce a colpire tutte le generazioni: le più anziane perché fa cassa sulla sanità e sulle pensioni dei dipendenti pubblici e delle donne, le nuove generazioni perché mancano completamente il diritto allo studio, il diritto alla casa, il clima, il trasporto pubblico e il salario minimo. Insomma, una manovra senza futuro. Con il taglio del cuneo, la riforma fiscale e ora pure gli sgravi per le lavoratrici con figli che durano solo il tempo di scavalcare le europee. E come un fumogeno buttano fuori proprio adesso – che caso! – una riforma costituzionale pasticciata e pericolosa per distogliere l’attenzione da una manovra che sbugiarda la loro propaganda elettorale e non dà risposte al Paese. Non glielo permetteremo, daremo battaglia in Parlamento e fuori, a cominciare dall’11 novembre in Piazza del Popolo a Roma”.
In difesa della Riforma costituzionale è andato senza indugi, sempre questa mattina il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che ospite del Caffè della domenica di Maria Latella a Radio 24 ha detto a proposito del premierato, “Se non troveremo un accordo in Parlamento sulla riforma costituzionale del premierato mi auspico che la prima lettura del referendum si completi prima delle elezioni europee e la seconda entro il 2024 o inizio 2025 L’eventuale referendum sarebbe dunque successivo”. Mantovano ha anche detto, “La presidente del Consiglio e’ stata chiara, ha detto che la riforma costituzionale e’ uno dei punti piu’ qualificanti del programma con cui la coalizione di centrodestra si e’ presentata agli elettori e ha avuto il consenso e la fiducia. Ci sono altri punti del programma, e il grado di apprezzamento sul governo sara’ espresso dagli elettori sulla base dello sforzo e dei risultati di realizzazione dell’intero programma, tra cui anche la riforma, quindi non c’e’ un rapporto di causa ed effetto: si perde il referendum e il governo va a casa, non e’ stato mai presentato in questi termini. L’obiettivo e’ di realizzare una piena coerenza tra espressione del voto, la composizione del parlamento e l’assetto del governo e gli orientamenti del governo stesso”.
Sul premierato in questi giorni si sono espresse personalità autorevoli, costituzionalisti e giuristi di fama come Sabino Cassese, che questa mattina in un’intervista alla Stampa ha fatto questa analisi, “perseguire un eccesso di obiettvi” puo’ rivelarsi controproducente. Ad esempio, osserva l’ex giudice della Corte costituzionale, “la norma cosiddetta anti-ribaltone spinge il leader del secondo partito a far cadere il presidente del Consiglio” eletto. “La precarieta’ dei governi nella storia repubblicana e’ senza dubbio un problema da affrontare ma si vuole rimediare per legge a una crisi che riguarda la politica e i partiti”. “E poi non serve dare piu’ potere al presidente del Consiglio, ne ha gia’ abbastanza. Basta considerare il numero dei decreti legge approvati: piu’ di uno a settimana, in media. Penso che sarebbe coerente con la riforma proposta inserire un potere di nomina e revoca dei ministri e di proposta di scioglimento delle Camere al presidente della Repubblica, in modo che il presidente del Consiglio diventi titolare di un organo sovraordinato ai ministri”.
Per Cassese l’eventuale “secondo presidente del Consiglio appare piu’ solido del primo, che puo’ essere colpito dalla sua stessa maggioranza senza ricorso a un voto anticipato. Di fatto cercando di evitare il cosiddetto ribaltone si spinge il leader del secondo partito a far cadere il premier eletto. In altre parole, si crea all’interno della compagine che si vuole consolidare una concorrenza che pone in dubbio la stabilita’ dello stesso governo”.