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Cronaca

Toscana, Cesani (Coldiretti) a Notizie.com: “Coinvolgere i coltivatori nella gestione del territorio”

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Giovanna Sorrentino

Almeno 50 milioni di euro: questa la stima dei danni alle campagne dopo il nubifragio che ha colpito la Toscana. 

Il peggio è passato ed è giunto il momento della conta tra le province colpite di Prato, Pistoia, Pisa, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Siena e Grosseto. Più della metà dei danni sono imputabili al settore vivaistico pistoiese.

Toscana, Cesani (Coldiretti) a Notizie.com: “Coinvolgere i coltivatori nella gestione delle problematiche idrogeologiche” (Ansa Foto) – notizie.com

Terreni e vivai finiti sott’acqua, fienili scoperchiati, trattori nel fango, alberi da frutto e olivi spezzati ma anche strade e vie rurali colpite da frane e smottamenti. La stima è ancora approssimativa: “I nostri associati ci dicono che solo in primavera riusciremo a quantificare esattamente i danni. Oggi non piove ma l’acqua non sembra defluire normalmente e porterà di certo problemi molto seri”, denuncia ai nostri microfoni Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana.

Il comparto florovivaistico è il più colpito

I danni riguardano anche serre, capannoni, magazzini, fattori produttivi come concimi e semi, produzioni perse o danneggiate. “Per adesso ci siamo concentrati solo su Prato e Pistoia, ma la conta includerà anche le altre province, quindi il bilancio può solo salire. Dei 50 milioni di euro di danni stimati, almeno 35 derivano dalla Reale di Pistoia, dove il comparto florovivaistico ha avuto maggiori difficoltà ed è stato il più colpito”.

Cesani: “Un danno per tutta Italia”

Maltempo Toscana (Ansa Foto) – notizie.com

A Pistoia si svolge il 70% dell’attività florovivaistica d’Italia: “A mio avviso tutto il comparto nazionale ne subirà le conseguenze”, commenta Cesani. “In quest’area abbiamo conteggiato anche la perdita di piante non recuperabili, cadute, sommerse dall’acqua, piegate dal vento e anche le strutture e trattori e capannoni hanno subito ingenti danni”. 

Il nubifragio dei giorni scorsi ha aggravato una situazione già affaticata dall’alluvione nell’Alto Mugello di maggio, sempre causata dal cambiamento climatico. Antonio Tajani in visita in Toscana ha annunciato l’apertura di un fondo di 100 milioni per le imprese che esportano, quindi anche quelle operanti nel settore florovivaistico. “Il ministro degli Esteri ha elencato le attività a sostegno di quelle aziende che esportano. Sono state messe a disposizione risorse per il risarcimento danni e si è parlato anche della possibilità di sospendere il pagamento degli interessi per i finanziamenti bancari. Ci sembra una soluzione auspicabile e che potrà dare aiuto alle aziende che hanno già investito e che hanno operazioni bancarie in corso”. 

“Bene gli aiuti del governo, ma ci sono fragilità di fondo”

Letizia Cesani (Coldiretti) Foto di Facebook notizie.com

Ma questo non basta. Il settore agricolo in Italia vive da anni una crisi e molte aziende rischiano di chiudere a causa della mancanza di investimenti e i pochi aiuti da parte dello Stato. Per fronteggiare il cambiamento climatico molti imprenditori hanno investito tutte le risorse disponibili e non hanno più accesso al credito bancario. “Gli aiuti promessi dal governo ci aiuteranno a far ripartire le imprese il prima possibile. Ma il tema principale è che per l’ennesima volta si mettono a nudo le fragilità di fondo, che da un lato sono insite nel nostro settore. Noi agricoltori siamo sempre esposti a una variabilità maggiore e ci siamo abituati. Ma non siamo abituati a questa drammaticità degli eventi e all’impossibilità di gestire questi fenomeni”. 

“Coinvolgere i coltivatori nella gestione del territorio”

Letizia Cesani denuncia anni di abbandono del settore ma anche dei territori e spiega che gli agricoltori possono essere coinvolti nei progetti di recupero del sistema idrogeologico: “Bisogna prendere atto che la presenza degli agricoltori va utilizzata e vista come un’opportunità per tutti i territori, per mantenere anche una qualità di manutenzione e gestione delle problematiche idrogeologiche in modo efficiente e puntuale. Quando sono state abbandonate le campagne e non è stato più economicamente interessante mantenere gli agricoltori anche in aree considerate marginali ma che sono di montagna, si è lasciato un presidio di sicurezza idrogeologica abbandonato a se stesso. Lì infatti ci sono i corsi d’acqua che partono e possono esserci frane. Va ripresa in mano la gestione del territorio, rendendo protagonisti anche gli agricoltori. Non si può lasciare tutto in mano ai consorzi di bonifica e poi ritrovarsi in queste situazioni”.

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Giovanna Sorrentino