Si era fatta conoscere con frasi del tipo “Berrò sangue ebreo”, per Ahed Tamimi sono scattate le manette
Le accuse nei suoi confronti sono molto gravi visto che si parla di: incitamento alla violenza e alle attività terroristiche. Nelle ultime ore è stata arrestata l’attività palestinese, Ahed Tamimi. Nel corso di queste ultime settimane aveva fatto molto parlare di sé. Soprattutto per via di alcune sue dichiarazioni che non sono affatto passate inosservate. Tanto da catturare le prime pagine dei quotidiani occidentali. Lei che aveva sempre dichiarato “guerra” all’esercito israeliano affrontando i soldati stessi.
Pochi giorni fa, direttamente sui social network, aveva scritto un messaggio molto duro: “Berremo il vostro sangue“. Con chiaro riferimento agli israeliani. Una frase shock che è stata riportata da buona parte dei media e quotidiani israeliani. Non solo, ha anche scritto questa frase: “Il nostro messaggio alle mandrie di coloni è che vi aspettiamo in tutte le città della Cisgiordania. Vi massacreremo e direte che ciò che vi ha fatto Hitler era uno scherzo. Berremo il vostro sangue e mangeremo i vostri teschi“.
Troppo per il governo e per l’esercito israeliano che l’ha arrestata. Il tutto è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì. Successivamente è stata portata nella sede delle forze di sicurezza israeliane dove è stata sottoposta ad interrogatorio. In merito al suo arresto sono arrivate anche le parole da parte del ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. Quest’ultimo, sul proprio account ufficiale “X” aveva scritto: “Non tollereremo i terroristi e i loro sostenitori“.
Per molti era conosciuta come “attivista palestinese”. Nel 2018 il suo nome era diventato famoso per aver schiaffeggiato due soldati nel suo villaggio cisgiordano di Nabi Saleh, vicino Ramallah. I militari non avevano reagito, anche se la scena era stata ripresa e pubblicata su internet. In quella occasione aveva scontato 8 mesi di reclusione. Tanto è vero che, su questa situazione, addirittura ‘Amnesty’ aveva firmato un appello.
Un “dono” di famiglia, quelle delle proteste. Infatti il padre è un noto esponente di Al-Fatah, il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Dall’account Instagram della Tamimi i servizi di sicurezza avevano scoperto che aveva “invitato a massacrare gli israeliani”. Dove? In tutte le città della Cisgiordania, Hebron e Jenin. A difenderla da ogni tipo di accusa la madre. Tanto da dare la colpa a presunti profili “fake” che utilizzano il suo volto.