Pietro Baldelli, analista di Geopolitica.info, in esclusiva ai nostri microfoni: “Ecco perché gli Stati Uniti hanno detto no alla richiesta di Netanyahu”.
Nei giorni scorsi un ministro israeliano ha aperto alla possibilità di una bomba atomica su Gaza. La nostra redazione ha contattato Pietro Baldelli, analista di Geopolitica.info, per analizzare con lui meglio queste dichiarazioni.
Pietro Baldelli, esiste davvero il rischio dell’utilizzo della bomba atomica su Gaza?
“Assolutamente no. Il ministro che lo ha detto, tra l’altro sospeso subito dopo le dichiarazioni, non fa parte di quelli che si occupano in prima linea della guerra. Inoltre, dobbiamo ricordare che la politica nucleare di Israele viene definita dell’ambiguità. E’ l’unico Paese, infatti, che presuntamente detiene la bomba atomica, ma non ha mai dichiarato o smentito il possesso. Bisogna anche dire che per il governo israeliano l’arma nucleare è considerata come opzione di ultima istanza e si dovrà usare solo in caso di rischio di cancellazione dello Stato d’Israele. E’ stata discussa negli anni ’60 e ’70. Ora lo scenario è completamente diverso“.
Baldelli: “Vi spiego lo scontro Netanyahu-Biden”
Come possiamo giudicare, invece, lo scontro tra Netanyahu e Washington?
“Partirei dalle parole di Netanyahu. Lui dice che Israele è pronta ad assumersi la responsabilità sulla Striscia. In questo momento non vedrei questa dichiarazione come una volontà di ritornare ad occupare quel territorio. Le sue parole potrebbero inserirsi in uno scenario in cui Paesi arabi si assumono la ricostruzione della Striscia con una copertura magari militare israeliana. Vorrebbe dire uno scenario molto simile a quello della Cisgiordania di oggi: Israele mantiene le postazioni militari e la gestione dei civili viene affidata ad altri. In più dobbiamo ricordare che nel 2005 Netanyahu votò contro l’uscita da Gaza decisa da Sharon, ma la sua opposizione era per il metodo utilizzato e non in termini politico-ideologici“.
E che interpretazione possiamo dare al no di Washington?
“E’ evidente che l’amministrazione Biden sostenga fortemente la soluzione a due Stati e in questo momento devono anche evitare di creare un fronte israeliano a favore di una nuova occupazione. Inoltre, il motivo è anche quello di rassicurare da un lato i propri alleati arabi per non portare ad irrigidire la propria posizione su Israele e dall’altro disinnescare la possibilità che i nemici di Israele possano giustificare un proprio ingresso in guerra“.
La guerra come sta procedendo?
“Io mi soffermerei su due aspetti. Una novità operativa sul campo di battaglia è l’estrema efficacia dell’incursione di terra delle forze armate israeliane. In questo momento hanno accerchiato Gaza City e la mossa potrebbe preludere all’ingresso in città e alla guerra urbana per debellare la presenza di Hamas. In più non sottovaluterei quando detto da Nasrallah. Hezbollah non ha nessuna intenzione di voler intervenire nel conflitto e, quindi, le parole del segretario generale allontano l’ipotesi di un conflitto regionale“.