Jacopo Intini ha preso parte ad una conferenza che si è tenuta a Montecitorio: il suo racconto sulla morte di migliaia di civili
E’ tornato in Italia da pochi giorni Jacopo Intini, un cooperante di una Ong della Striscia di Gaza. Oggi a Montecitorio ha partecipato ad una conferenza stampa, ma poco prima che iniziasse si è concesso alle numerose domande dei cronisti. Jacopo ha raccontato della morte di migliaia di civili, soprattutto bambini. Ha parlato di fame e distruzione.
“Sono stati momenti terribili, di grande incertezza – ha esordito – non eravamo tanto preoccupati per noi stessi ma più per il contesto in generale. Abbiamo visto tanta distruzione. Non è la prima volta che io mi ritrovo in un contesto di questo tipo, ma è sicuramente senza precedenti in termini di dimensione della distruzione. Gli effetti di ora, ma anche quelli a lungo termine, sono molto preoccupanti“.
“E’ una catastrofe umanitaria – ha aggiunto Jacopo Intini – gli aiuti umanitari non sono sufficienti, gli ospedali sono al collasso, non c’è acqua, non c’è più pane. Le persone che sopravvivono lo fanno a rischio di morire di fame. Il 50% della popolazione all’interno della Striscia di Gaza è minorenne, parliamo di circa un milione di bambini. I campi profughi sono delle realtà marginalizzate; erano già prima soggette a dipendenza da aiuti umanitari, la gran parte della popolazione era già rifugiata. Questo può dare l’idea della devastazione“.
“La popolazione civile deve essere protetta in qualsiasi situazione, è diritto internazionale. Le scuole ospitano i rifugiati, molte di queste sono state danneggiate, la situazione è molto preoccupante – ha proseguito – gli ospedali hanno pazienti e sfollati“.
“Non tutta la popolazione di Gaza è Hamas – chiosa Intini – non va identificata tutta la popolazione di Gaza come appartenente di Hamas, questo è un errore intellettuale. La popolazione di Gaza vuole vivere e tutti hanno il diritto di avere una vita dignitosa e in sicurezza, vogliono veder rispettato il loro diritto all’educazione, alla salute, il diritto a potersi muovere come chiunque“.