I genitori di Indi avevano chiesto la possibilità trasferire la bimba per farla curare al Bambino Gesù di Roma – che si era già offerto di seguire il suo caso – mentre l’Alta Corte di Londra aveva disposto la sospensione dei trattamenti vitali dalle ore 15 del 9 novembre. La decisione dei giudici si basa sul parere dei medici di Nottingham, secondo i quali le terapie alle quali Indi è sottoposta sono inutili: la bimba starebbe morendo e il proseguire con le cure significherebbe un accanimento terapeutico inutile e doloroso. Il giudice di Londra ha quindi autorizzato l’ospedale britannico a sospendere le terapie e i supporti vitali come la ventilazione assistita che mantiene la piccola in vita.
Dean Gregory, il papà della piccola, ha già annunciato che i legali presenteranno un ulteriore ricorso e ha fatto un appello: «Come padre non ho mai chiesto o implorato nulla in vita mia ma ora prego il governo britannico di aiutarmi a salvare la vita di nostra figlia. I vertici del servizio sanitario nazionale hanno minacciato di rimuovere il supporto vitale senza la presenza dei familiari».
Il padre non era in ospedale al momento della minaccia e ha detto al giudice «che si sentiva come se stesse per avere un infarto quando è stato informato». Il console italiano a Manchester aveva emesso «un provvedimento d’urgenza, dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando l’adozione del piano terapeutico proposto dall’ospedale Bambino Gesù di Roma e il trasferimento del minore a Roma», ha fatto sapere il papà di Indi a LaPresse spiegando che era stato «nominato anche un curatore speciale per gestire le procedure. Il decreto è stato comunicato dal curatore al direttore generale dell’ospedale britannico per favorire l’auspicabile collaborazione tra le autorità sanitarie dei due paesi ed evitare un conflitto di giurisdizione».