La storia di una delle donne più intraprendenti d’Italia dal punto di vista imprenditoriale
Una delle donne più ammirate dal punto di vista imprenditoriale ma anche più nascoste d’Italia. Non ama molto i riflettori, ama la sua famiglia e la sua azienda, quella che ha fondato il papà. Lei è Roberta Ceretto, figlia di Bruno che insieme al fratello Marcello, hanno fatto la rivoluzione del vino con il Barolo, da qui il nome del famigerato gruppo dei “Barolo Boys“. E ora sta proprio a Roberta dimostrare e proseguire sulla strada tracciata dal papà e dallo zio. Insomma, la leggenda del Barolo continua e non cessa di esistere anzi si evolve. Sarà la Ceretto il presidente della vitivinicola Ceretto. Una delle aziende vinicole più famose al mondo e partendo da zero, un marchio e un prodotto italiano che ha fatto il giro del mondo.
Un’azienda con un vigneto di 170 ettari tra Langhe e Roero: 5 cru di Barolo in 5 comuni, filari in 3 comuni del Barbaresco, 4 cantine, 2 ristoranti, un resort in arrivo, 19 etichette vendute in 60 Paesi. Per Roberta Ceretto i grandi rossi hanno trasformato “le Langhe della Malora di Beppe Fenoglio in una terra di benestanti“. In un posto dove chi fa e produce vino diventa quasi un vero e proprio artista. “E le opere di scultori e pittori vengono pagate con una bottiglia di Barolo dei Ceretto alla settimana. Fornitura garantita a vita“.
“Il mio primo bicchiere? Se sei piemontese, il primo è un Moscato”
Lei si racconta al CorSera ed una rarità che parla e si concede ad un’intervista: “Ho la stessa età della cantina Bricco Asili, 51 anni. Il mio primo bicchiere? Se sei piemontese, il primo è un Moscato. Ad un compleanno“. I ricordi con il papà Bruno: “Portava me e mio fratello ogni fine settimana a trovare i clienti e si assaggiava Barolo e Barbaresco. Non ricordo pranzi domenicali senza vino, Nebbiolo soprattutto“.
Parlando del figlio Bruno (che si chiama come il nonno) la Ceretto, facendo un paragone di quando lei era più piccola, rivela che “qui si intinge il ciuccio dei bambini nel vino. Fanno smorfie divertenti. Uno scherzetto che ho subìto, di sicuro“. E i ricordi da bambina: “Ricordo le feste delle vendemmie a Bricco Asili, con mia nonna che cucinava per tutti. La Ceretto era microscopica, nella sede di Alba“. Restare una piccola azienda era una scelta, le viene chiesto a Roberta Ceretto: “Nonno Riccardo non voleva comprare terra, pensava fosse rischioso. Comprava le uve per produrre 100 mila bottiglie e puntava sui vini della quotidianità. Il Barolo? Era molto diverso, più ostico“.