Il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri parla della sua esperienza e dell’anniversario dell’attentato di Nassiriya
Un ricordo che fa male e che è ancora vivo nella testa e nel cuore di tantissimi italiani. Vent’anni fa la strage di Nassiriya. “Non posso dimenticare il momento in cui ho ricevuto la notizia della strage di Nassiriya. Avevo partecipato a una missione di quel tipo in Bosnia e mi si è stretto il cuore: mi sono tornate in mente le paure ma anche le soddisfazioni di quei pattugliamenti tra popolazioni appena uscite da una guerra”. A ricordare è Teo Luzi che qualche giorno prima di quel 12 novembre del 2003 era stato appena promosso colonnello, adesso è il comandante generale dell’Arma e vivrà l’anniversario dell’attentato con i familiari dei dodici carabinieri caduti nell’attentato jihadista.
Luzi ripercorre quel giorno maledetto dove persero la vita 28 persone, 19 erano gli italiani, 12 carabinieri, 5 militari dell’esercito e 2 civili. “Di quel giorno mi resta dentro l’immagine della folla immensa che ha reso omaggio alle vittime all’Altare della Patria. C’è stato un pellegrinaggio spontaneo qui al Comando generale: l’ingresso venne sommerso di fiori”.
“Le nostre missioni sono sempre umanitarie”
Luzi è stato in tante missioni e ha visto la sofferenza e la violenza, ma anche tanta umanità, con l’obiettivo di portare sempre la pace: “In Bosnia all’inizio c’era una percezione di pericolo immanente e la popolazione ci ha accolto con diffidenza, poi gli abitanti hanno capito che eravamo lì per aiutarli e sono stati calorosi nei nostri confronti. Anche in Iraq nel 2003 ci siamo organizzati con le procedure di sicurezza previste in quella situazione: l’obiettivo era collaborare alla rinascita del Paese“.
“Le nostre missioni sono sempre umanitarie – ha spiegato il Comandante Luzi -. Noi andiamo lì per assistere popolazioni che hanno subìto la guerra, contribuendo con fermezza e solidarietà al ripristino della sicurezza. In Iraq però dopo la fine del regime di Saddam Hussein il clima è cambiato nel giro di pochi mesi: le forze straniere, in particolare quelle americane, sono state viste da molti iracheni come occupanti. Pochi giorni prima dell’attentato a Nassiriya venne attaccata persino la sede della Croce Rossa di Baghdad: non si spara mai sulla Croce Rossa, ma quei terroristi non rispettavano nessuno“.