In una intervista rilasciata al quotidiano “Il Giornale” è intervenuto il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Quest’ultimo si è soffermato sull’anniversario della strage di Nassiriya
Il 12 novembre del 2003 è stato un giorno che difficilmente il nostro Paese potrà mai dimenticare. Ovvero l’attentato a Nassiriya (Iraq) che ha colpito il cuore dell’Italia. In quella occasione 28 persone vennero uccise. Tra questi 19 militari. Il governo, in primis la premier Giorgia Meloni, ha voluto ricordare questo drammatico anniversario. Tra questi anche Guido Crosetto che ne ha parlato in una intervista rilasciata al quotidiano “Il Giornale“.
Per il ministro della Difesa non ci sono dubbi: quel triste episodio ha reso l’Italia ancora più nazione. Queste sono alcune delle sua parole: “Da quella strage il Paese può guidare la fase successiva alla crisi in corso ora in Medio Oriente. Quando sono venuto a sapere della strage di Nassiriya ho capito subito che eravamo ad una svolta cruciale. Quel giorno capii anche un’altra cosa. Chi presta servizio nelle Forze Armate rischia ogni giorno la sua vita per assolvere il proprio dovere.
Ecco perché il suo lavoro non può essere considerato uno dei tanti. L’esito della missione in Afghanistan dimostra soltanto che qualcuno non ne aveva capito senso, significato e ragioni. Missioni come quelle non possono partire e consolidarsi in 5 o 10 anni. Le nostre Forze armate avevano contribuito fattivamente”.
Sempre nel corso dell’intervista il ministro si è soffermato a discutere anche della situazione attuale in Iraq. Tra l’altro nel Paese l’Italia è ancora presente con una presenza importante di militari: “Stiamo formando le forze armate locali. Quindi costruiamo rapporti che dureranno decenni perché modelliamo la classe dirigente delle forze armate e delle forze dell’ordine irachene di domani. La nostra presenza significa anche saper dialogare con gli amici come con i nemici”.
Dall’Iraq alla situazione che si sta vivendo, in questo momento, in Medio Oriente: “Dopo aver mandato la nave ospedale e aver chiesto allo Stato maggiore della Difesa di organizzare un ospedale da campo su terra ho interpellato i colleghi di Nato, Unione europea e Paesi arabi. L’Italia può guidare questa iniziativa perché è un Paese rispettato da Israele e dal mondo arabo. Non dobbiamo temere di muoverci con autorevolezza a livello internazionale”.