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Cronaca
Morte Indi Gregory, Mario Adinolfi a Notizie.com:”La cultura della morte ha a che fare coi costi della sanità. Come accadeva nel Terzo Reich”
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Luigia Luciani
1 anno ago
Sul caso della morte della piccola Indi, Notizie.com ha sentito Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia. “La cultura della morte ha a che fare con i costi della sanità. Come accadeva durante il Terzo Reich”
Indi Gregory è morta, era affetta da una rarissima malattia mitocondriale. Era stata condannata dall’Alta Corte di Londra alla sospensione dei trattamenti vitali. Aveva soltanto 8 mesi ed è spirata in un hospice per malati terminali del Derbyshire, dove era stata trasferita lo scorso sabato, poche ore dopo lo spegnimento del ventilatore meccanico che l’aiutava a respirare.
“Mia figlia è morta, la mia vita è finita all’1.45”, ha detto Dean, padre di Indi. “Io e mia moglie Clare siamo arrabbiati, affranti e pieni di vergogna”. Così a LaPresse ha parlato l’uomo, “Il servizio sanitario nazionale e i tribunali non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma le hanno tolto anche la dignità di morire nella sua casa. Sono riusciti a prendere il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendere la sua anima”, ha continuato Dean. “Sapevo che era speciale dal giorno in cui è nata, hanno cercato di sbarazzarsi di lei senza che nessuno lo sapesse ma io e Clare ci siamo assicurati che sarebbe stata ricordata per sempre”, ha concluso Dean.
Indi era nata il 24 febbraio scorso, non era mai uscita prima dal Queen’s Medical Center di Nottingham, l’ospedale in cui era ricoverata sin dalla nascita, fino al trasferimento presso l’hospice. La speranza di portare la piccola al Bambino Gesù di Roma, che si era offerto di prenderla in carico, non aveva mai smesso di esistere nel cuore dei genitori. Ma i giudici britannici sono sempre rimasti convinti che “il miglior interesse” della bambina fosse la sospensione dei trattamenti. Lunedì scorso, il Consiglio dei ministri aveva concesso a Indi la cittadinanza italiana. Due giorni dopo, il console italiano a Manchester, Matteo Corradini, diventato automaticamente suo giudice tutelare, aveva avviato le procedure per chiedere il trasferimento di giurisdizione del caso da Londra a Roma. Da lì è scaturito un iter diplomatico, politico e amministrativo che ha “irritato” non poco i togati di Sua Maestà. Fino all’epilogo straziante di questa mattina. Il protocollo prevedeva divieto di rianimazione e fornitura di ossigeno per una settimana. Niente alimentazione e idratazione. Nel Regno Unito la storia della piccola è passata quasi del tutto inosservata, non è accaduta invece la stessa cosa nel nostro Paese. Indi è diventata il simbolo di una battaglia ideologica, culturale e politica.
Ecco perchè Notizie.com ha voluto sentire e riportare in questa intervista, anche il pensiero di Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia.
Morte Indi Gregory, Mario Adinolfi a Notizie.com:”La cultura della morte ha a che fare coi costi della sanità. Come accadeva nel Terzo Reich”
Adinolfi, intanto le chied un pensiero chiaro e netto su quanto accaduto alla piccola Indi.
“Ci troviamo di fronte ad un caso decisivo. Ora dobbiamo essere conseguenti dopo la morte della bimba e soprattutto dopo le parole del padre di Indi. “hanno cercato di sbarazzarsi di lei senza che nessuno lo sapesse ma io e Clare ci siamo assicurati che sarebbe stata ricordata per sempre”. Sono parole importanti queste, parole che raccontano la verità”.
Quale verità?
“La verità che al di là di ogni chiacchiera portata avanti in Italia dalla moda e dalla cultura della morte, il motivo delle soppressioni eutanasiche si cela nella ragione dei costi sanitari. Si sopprimono gli inguaribili provando a raccontare che siano appunto incurabili, quando questo non è assolutamente vero. Se passa questa equazione vuol dire che la cultura dell’eutanasia è dietro l’angolo per tutti. Sottolineo un dato fondamentale: si insiste e si vuol far credere che l’eutanasia sia un atto di volontà del soppresso, ma oggi ci si accorge, col caso della piccola Indi, che in realtà questo è un atto coercitivo”.
Non è vero che si sceglie di morire?
“No che non è vero, ,ma se ficchi nell’ordinamento giuridico la possibilità di eliminare le persone…Ecco che da questo punto di vista, il caso della piccola Indi crea un precedente importante. La frase, ripeto, pronunciata dal papà della bambina è la fotografia di quanto ho appena detto. A settembre è stata uccisa una ragazza di 19 anni. Lei chiedeva di vivere, ma la sentenza del sistema giuridico inglese non ha ascoltato le sue ragioni. Di lei abbiamo saputo a malapena le iniziali del suo nome. A proposito del “bellissimo diritto a suicidarsi”! Tutta la cultura della morte ha a che fare col controllo dei costi della sanità, come accadeva ai tempi del Terzo Reich”.
Addirittura?
“Come facevano i nazisti. Invito tutti a vedere o rivedere un film del 1941: Io accuso. Ha come tema l’eutanasia, ma in realtà era stato promosso da Goebbels con l’obiettivo di supportare il programma Aktion T4 (noto anche come programma eutanasia) , un piano di sterminio sotto il quale molti pazienti considerati inguaribili, vennero uccisi senza richiedere il loro consenso nè quello delle loro famiglie. Io sono convinto che la cultura eutanasica, che vorrebbe fossimo molti di meno al mondo, che conta 70 mila morti l’anno, che parla di contraccezione per tutte le donne senza capire che invece c’è la necessità che si facciano più figli, inglobi un pezzo di cultura europea e mondiale che considero barbara. Però c’è anche il lato positivo in tutta questa storia”.
Dove sta?
“Vede, mentre la cultura di cui parlavo cercava di entrare in Italia, il nostro Paese ha contemporaneamente ricordato di essere faro di diritto, come accade da 2000 anni a questa parte”.
Si riferisce all’azione del Cdm che ha conferito d’urgenza la cittadinanza italiana alla piccola Indi?
“No, anche se ritengo questa azione azione positiva, nello stesso tempo la giudico anche incompleta. Perchè il dato reale, è che nell’ordinamento giuridico italiano non c’è spazio, come accade invece in quello inglese, per la cultura eutanasica. Da noi vige una profonda cultura, anche in virtù delle nostre radici cattoliche. Qui non si tratta di banalizzare il caso, Meloni contro Pd. Un giudice italiano molto più semplicemente, mai avrebbe potuto emettere una sentenza come quella che ha mandato a morte Indi. Non dobbiamo consegnarci al delirio dei Marco Cappato! In questo Paese, nel nostro Paese, non c’è spazio per le sentenze del giudice britannico che ha obbligato la soppressione di Indi. La Gran Bretagna, come buona parte del nord Europa, sono avvelenate dalla cultura della morte, ed esprimono un dato giuridico barbaro. Noi invece siamo un faro di diritto alla vita”.