L’esperta criminologa a Notizie.com è durissima: “La madre di Filippo ha detto che era un po’ ossessivo? Ma stiamo scherzando? E questo non bastava? Se fosse stato portato da uno specialista oggi non ci sarebbe stato questo tragico epilogo…”
“Tutte le storie che ho esaminato nella mia carriera, e parlo di centinaia di storie e casi, alla fine c’è sempre un nodo centrale: i genitori che non si accorgono della problematica centrale, come nel caso identico di Filippo Turetta, mi dispiace, capisco che sono parole dure, ma è la verità. La madre di Filippo che dice pensavo che non avesse accettato la fine dell’amore e fosse un po’ morboso. E non bastava questo? Non è amore, ma un disagio e, mi dispiace dirlo, capisco che può fare male, ma è la verità: se questo ragazzo fosse stato portato da uno specialista ad affrontare i suoi demoni oggi non saremmo qui ad affrontare questo epilogo tragico, ma tanti genitori questa cosa non la vogliono vedere, e gli indicatori c’erano tutti“. Durissima e chiara come sempre, l’esperta criminologa Roberta Bruzzone che a Notizie.com parla del caso di Giulia Cecchettin e del suo killer Filippo Turetta, portando l’attenzione anche e soprattutto sui genitori del ragazzo.
La Bruzzone, dall’alto della sua esperienza, non riesce a non pensare a coloro che vedevano ogni giorno Filippo e che non hanno fatto nulla e a Notizie.com spiega: “Spesso e volentieri succede sempre la stessa cosa, quello che non ti aspetti che possa fare qualcosa di brutto alla fine impazzisce e tutti restano sorpresi, ma è una giustificazione e io non ci sto. In questi caso gli indicatori c’erano tutti, basta sentire quello che dicevano i suoi amici, tutti se ne erano accorti. Questo incombeva su di lei, sempre e comunque, quella povera ragazza non poteva andare a comprare neanche un paio di scarpe e lui era lì, davvero questo era amore? Questo è il problema, non era amore ma un assedio, non è possibile. E se il tuo modo di amare è questo, vuole dire che è un problema, una patologia mentale, un disagio bello e buono. Altrimenti molti genitori che sono nella stessa identica situazione dei Turetta prima o poi si troveranno a una brutta sorpresa magari non omicidio ma una brutta sorpresa pericolosa“.
Per Roberta Bruzzone non ci sono tante giustificazioni davanti a una vicenda così tragica che ha tenuto tantissime persone col fiato sospeso, anche se lei, sin dall’inizio, aveva detto che non sarebbero arrivate belle notizie, e così è stato, tanto che a Notizie.com sottolinea proprio questo aspetto: “Una storia di omicidio, di un soggetto che era in fuga, c’erano tutti gli espedienti che lui non avrebbe perdonato a lei che era diventata migliore di lui, per me non era tanto la fine della relazione, quanto aver perso la gara con lei perché Giulia si era dimostrata migliore di lui, almeno secondo me è questo quello che è scattato in Filippo Turetta. Ed è, a mio parere, l’elemento che sbilanciato la situazione, per questo penso a un omicidio premeditato“.
Ed è anche per questo motivo che Roberta Bruzzone spinge il tasto sugli indicatori che c’erano da ogni parte e punta il dito nei confronti dei genitori: “Cosa si può fare per evitare questo genere di situazioni? Tutti noi possiamo fare qualcosa, soprattutto i genitori che hanno anche il compito di riconoscere determinate problematiche e non giustificarle, molti genitori spacciano questa roba, dicendo: poverino è tanto innamorato. Ma è una grande stupidaggine perché non è così, ma è disturbato, non è amore. Io non sono un genitore e, probabilmente, non essere genitori ti fa guardare le cose da un’altra prospettiva, non hai un certo tipo di filtri, anche per questo dico determinate cose, ma purtroppo è la verità perché ho visto tante storie, dove i genitori che magari hanno questi filtri non si accorgono di una problematica crescente. Temo davvero che molti genitori siano convinti che se l’amore diventa ossessione sia accettabile, ma devono aprire gli occhi, altrimenti ci saranno ancora e ancora tante Giulia Cecchettin, e purtroppo ce ne sono state e ahimé, se non si farà qualcosa di serio, ce ne saranno ancora…“