Gennaro Ponte è l’autore del saggio La casa non a caso, Ritornare persone dopo la povertà un libro che racconta con grande tatto un mondo tutto da scoprire e rimasto molto spesso fuori dai fari dei media.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare l’autore che si è prestato con grande gentilezza alle nostre domande.
La casa non a caso, da che idea nasce questo libro?
Più che da un’idea, il saggio scaturisce da alcuni studi che hanno preso avvio tra i banchi universitari, per poi essere oggetto di un approfondimento successivo. Sono sempre stato affascinato da tematiche sulla frontiera, sincretiche, in grado di tenere assieme più prospettive. Ecco: questo libro è figlio della volontà di dare concretezza alla tanto pubblicizzata multidisciplinarietà.
Ci racconti chi è Gennaro Ponte?
Gennaro Ponte è un aspirante sociologo con la passione per il diritto e la cura per i diritti. È un umanista convinto che crede nella lingua italiana, nella capacità di immaginare e nel futuro. È un giovane studioso che ha posto le basi per insegnare, per essere un progettista del sociale e, forse, anche un operatore della Cultura.
Come nasce la tua passione per la scrittura?
Scrivo poesie dall’età di 9 anni perché, fin da bambino, ho avvertito la necessità di assecondare quel “segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire”, per dirla con Guccini. Non so se sia ispirazione, illuminazione, folgorazione, ma mi rendo conto di riuscire, oggi come allora, a mettere su carta quello che sento e sentivo. Credo continuerò a scrivere saggi, perché essi sono occhiali per leggere il mondo; mi garba l’idea di fornirli alle persone che, troppo spesso, non vedono adeguatamente la realtà.
Qual era l’obiettivo del tuo libro? L’hai realizzato?
L’obiettivo primario era rendere divulgativi temi che, molte volte, restano confinati tra le mura dell’Accademia. Certe questioni come quelle che riguardano l’effettività dei diritti, le mansioni degli operatori sociali, le disuguaglianze, l’empowerment dovrebbero divenire di pubblico dominio, accessibili a tutti e a tutte. Ebbene, non so se io sia riuscito a rendere popolari certi argomenti, ma, certamente, mi sono impegnato a dare il mio contributo in tal senso.
Hai mai pensato di poter pensare di trasformarlo in un film?
No, non ho mai pensato a questa possibilità, però, a ben vedere, tra le trame del mio saggio si situa bene la trama di un film. Ho già il titolo: “Diverso da tutti, diverso da sé”.