All’Università romana, ragazze e ragazzi sono scesi in piazza per ricordare Giulia Cecchettin e lanciare un messaggio forte: “Non vogliamo più restare in silenzio”
Hanno l’età di Giulia, che oggi avrebbe dovuto discutere la sua tesi di laurea. “Siamo il grido di tutte quelle donne, altissimo e feroce, che più non hanno voce”. Lo hanno urlato, con le lacrime agli occhi, dietro ad uno striscione e un microfono oggi pomeriggio a Piazzale Aldo Moro, all’ Università La Sapienza di Roma. Sono studentesse, sono ragazze, sono giovani. A loro fianco anche “i veri bravi ragazzi”, che in un futuro prossimo saranno padri, ma che oggi sono già fratelli, amici, fidanzati. Si sono ritrovati per Giulia Cecchettin, uccisa con 20 coltellate. Gettata in un dirupo. Avvolta in buste di plastica nera. Accusato dell’omicidio, l’ex fidanzato arrestato ieri in Germania e in attesa di essere estradato in Italia.
“Se domani non torno distruggi tutto, 25 novembre in Piazza”. Ad ogni intervento contro il patriarcato, contro la violenza di genere, contro la violenza sulle donne, contro la politica rea di essere strumentale e divisiva, hanno intonato cori di libertà. Saranno in piazza il 25 novembre, e domani non rispetteranno il minuto di silenzio deciso dal ministro Valditara per ricordare Giulia. Perché? Perché le donne che aiutano le altre donne non vogliono più stare in silenzio. Come Elena Cecchettin sta insegnando in queste ore.