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Cronaca

Violenza contro le donne, GiuridicaMente Libera a Notizie.com: “Prevenzione e formazione. Le donne vanno accolte”

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Luigia Luciani

22 donne che aiutano altre donne. Coloro che subiscono violenza, spesso per mano di mariti, fidanzati, ex compagni. Sono le operatrici, avvocate, psicologhe di GiuridicaMente Libere, centro anti violenza al Pigneto, quartiere della Capitale

Prevenzione e formazione. Sono le parole chiave che istituzioni, politici, forze dell’ordine e operatori sanitari dovrebbero sempre tenere a mente  e dalle quali non prescindere quando si ha a che fare con la violenza di genere, con la violenza subita dalle donne.

Violenza contro le donne, GiuridicaMente libera a Notizie.com, foto Notizie.com

E la morte di Giulia Cecchettin, purtroppo, riporta drammaticamente al centro del dibattito civile e sociale un tema sempre troppo poco adeguatamente attenzionato, trattato, sviluppato seguito. Ecco perchè Notizie.com,  ha voluto sentire l’esperienza di chi, di violenza subita dalle donne, si occupa ogni giorno da diversi anni. A Roma, nel quartiere Pigneto c’è  GiuridicaMente Libera, un centro antiviolenza che accoglie donne con l’obiettivo di accompagnarle fuori dalla spirale di aggressioni, denigrazioni, violenze appunto.

Avvocate, operatrici, psicologhe. 22 donne che “tendono un mano ad altre donne”. Ci dice così Carolina De Martino, avvocata, che nel centro opera dal 2019, e che questa mattina abbiamo raggiunto al telefono.

Violenza contro le donne, GiuridicaMente Libera a Notizie.com: “Prevenzione e formazione. Le donne vanno accolte”

Carolina De Martino, avvocata GiuridicaMente Libera a Notizie.com, foto Notizie.com

Carolina, prima ancora di spiegarci bene e nel dettaglio cosa accade nel vostro centro, le posso chiedere cosa ha pensato, prima ancora di sapere che Giulia Cecchettin era stata uccisa, quando ha appreso che era andata via col suo ex fidanzato?

“Ho pensato: è scomparsa col suo ex. E’ stata uccisa. Non ho mai creduto nemmeno per un secondo che questa terribile storia avrebbe avuto un finale diverso. E il problema è che tutti lo abbiamo pensato. Siamo assuefatti da tragedie di queste dimensioni. Un’altra ragazza che voleva affermare la propria autodeterminazione, ma le è stato impedito di farlo”.

Carolina, da quanti anni presta servizio nel centro? E che cosa fate voi donne, per altre donne vittime di violenza?

“L’attività principale del nostro centro è quello di rendere possibile un percorso di fuoriuscita dalla violenza. Le donne a volte entrano qui e non ti dicono cosa stiano passando. A volte invece si siedono e sono come un fiume in piena. Capita anche però che che chiamino per essere aiutate, vengono una sola volta e poi non tornano più. Noi siamo donne che parlano ad altre donne. In apparenza senza una qualifica professionale, ma in realtà seguiamo una metodologia precisa. Siamo formate per questo tipo di sostegno che proponiamo. Abbiamo anni di esperienza maturata sul campo”.

Cosa cercano da subito le donne che hanno subito violenza e che si rivolgono a voi?

“Le donne che hanno subito violenza vogliono sentirsi accolte. Con loro svolgiamo colloqui fino a quando non vediamo che le abbiamo rafforzate, o che le abbiamo liberate da relazioni tossiche e violente che le intrappolavano. Il nostro non è un percorso di psicoterapia. Noi lavoriamo su stereotipi di natura culturale di cui la nostra società è intrisa. Con loro affrontiamo il delicato tema dei pregiudizi della cultura patriarcale. “Come mai ho accettato tutto questo fino ad ora?” Questa è una delle domande più ricorrenti che ci sentiamo fare”.

Le donne che subiscono violenza, soprattutto in casa, si sentono parte integrante del problema?

“Sì, perchè non si percepiscono come vittime. E dicono di se stesse: “Sono sbagliata anche io”. Noi lavoriamo con loro per disinnescare tutto ciò. A partire dal linguaggio che ogni giorno viene usato nella nostra società. Chiaramente, se poi le donne lo vogliono, possiamo fornire anche assistenza legale e psicologica. Abbiamo uno sportello in via Del Pigneto e una assistenza telefonica h24″.

Quali sono le donne che subiscono violenza? Che età hanno? Appartengono solo a classi sociali più disagiate? Perchè sempre di più donne aggredite, violentate, uccise, sono giovani e provenienti da contesti culturali di estrema dignità?

“La violenza contro le donne è trasversale. Nel nostro centro arrivano ragazze appena maggiorenni, studentesse universitarie, madri di famiglia, professioniste, donne adulte. Questo è un fenomeno che colpisce tutte. La differenza è però che le donne adulte hanno maggiori difficoltà a scardinare la violenza  e immaginare una rivoluzione nella propria vita. Spesso mi sono sentita dire: “Anche se sono moglie non sono costretta ad avere un rapporto sessuale con mio marito?”

E quando queste donne arrivano da voi?

“Purtroppo troppo spesso capita che arrivino da noi quando la violenza è già avanti. Solo una piccola percentuale individua quei campanelli di allarme dei quali sentiamo parlare sempre più spesso. L’uomo violento ti annienta. Le donne che subiscono aggressioni, liti e false riappacificazioni, non riescono a “vedersi” allo specchio. Sono purtroppo donne che non esistono. Ecco perchè va sempre sottolineato che le vittime sono loro. La dinamica della violenza mira a non farti vivere. I campanelli dall’allarme vanno capiti, per non arrivare alla violenza conclamata. Poi capita anche che arrivino da noi spinte dall’istinto di protezione nei confronti dei figli o per spirito di sopravvivenza”.

Quante denunciano?

“Poche,  perchè hanno paura e la paura paralizza. Li leggono i giornali, e temono che quello che è accaduto a Giulia e alle altre accada anche a loro. “E se denuncio che madre sono?” Altro tarlo che va scardinato. Una donna vittima di violenza è una buona madre, semmai vale il concetto contrario: un uomo che pratica violenza nei confronti della madre dei propri figli può essere un buon genitore? Evidentemente no”. 

Giulia è morta uccisa presumibilmente per mano del proprio ex fidanzato. Il dibattito politico riesplode e divide i partiti. Per lei, che la violenza l’ affronta ogni giorno, su cosa bisogna insistere?

“Prevenzione e formazione. Non è mai troppo presto per cominciare ad educare. Abbiamo tenuto tanti corsi nelle scuole e i ragazzi partecipano sempre e ci portano già il proprio vissuto. Anche loro sono già vittime di stereotipi e pregiudizi”.

Carolina cosa le ha insegnato operare in questo centro al fianco di queste donne? E quali storie si porta dentro?

“Ho imparato che certe cose non accadono solo nei film, ma che la violenza colpisce anche la donna che prende il caffè al nostro fianco la mattina al bar. Ho attraversato mille storie, e tutte mi hanno coinvolta ed emozionata. Due in modo particolare. Una giovane donna del Bangladesh che è riuscita a denunciare il marito che è stata costretta a sposare. Le praticava ogni tipo di violenza. Era costretta a dormire in terra. Non poteva uscire mai, il marito aveva le chiavi di casa dove lei rimaneva tutto il giorno se lui andava a lavorare. Questa donna voleva studiare e imparare l’italiano. E lo ha fatto, e ha denunciato il marito nonostante la paura del ripudio. Ha avuto una forza inaudita. E poi mi porto dentro la storia di un ragazza che aveva subito una violenza sessuale di gruppo. Lei è arrivata da noi qualche anno dopo i fatti, ma mai è riuscita a pronunciare le parole esatte di quanto aveva subito. Le leggevo dentro tutta la vergogna e il disprezzo per se stessa”.

Il prossimo venerdì nel vostro centro parlerete ancora di violenza  e lo farete in un maniera “pragmatica”. Perchè?

“GiuridicaMente Libera racconterà la storia di Martina Scialdone insieme alla madre  e agli amici di questa donna che è stata uccisa per mano del suo ex a Roma. Ammazzata con un colpo di pistola in pieno petto in un ristorante del quartiere Tuscolano. Anche Martina aveva cercato di dire basta. Ma il suo ex era stato chiaro: “O con me o senza di me”. 

 

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Luigia Luciani