L’analista e professore di diritto internazionale alla Queen Mary University of London spiega la situazione reale tra Israele e Hamas
Un momento cruciale. Una trattativa che va avanti da giorni e che, proprio sul filo di lana, subisce un altro strappo decisivo. Tra Israele e Hamas non ci sarà mai una pace definitiva se le cose continuano ad andare avanti con questi tira e molla estenuanti. La vede così anche un professore Neve Gordon molto esperto di diritto internazionale che subito spiega durante un’intervista a Il Manifesto: “Ogni accordo che libera dei prigionieri è una vittoria, lo è per tutte le parti. Poi ognuna lo interpreta a modo suo. In Israele c’è chi ritiene sia segno della debolezza di Hamas e chi al contrario che Hamas abbia costretto Tel Aviv a una tregua che non voleva“.
L’analista Neve Gordon, professore di diritto internazionale alla Queen Mary University of London e autore di diversi saggi, tra cui Il diritto umano di dominare e L’occupazione israeliana. Ed è lui stesso che prova a dare una spiegazione di quello che sta succedendo tra le parti per la liberazione degli ostaggi: “I discorsi sono due. Uno è quello europeo che pensa che lo scambio possa estendersi fino a un cessate il fuoco, e magari a un qualche accordo sul processo di pace, e uno è quello ebraico, dentro Israele: funzionerà per quattro giorni, estendibili a dieci per rilasciare un numero maggiore di ostaggi dei 50 previsti, ma dopo quei dieci giorni si marcerà verso sud”.
Netanyahu ha subito due pressioni: statunitense e quella delle famiglie degli ostaggi
“I combattimenti non finiranno – aggiunge il professor Gordon -. C’è chi vede in questo una possibile fonte di scontro tra Biden e Netanyahu ma il premier israeliano non scenderà a compromessi: la fine della guerra è la fine della sua carriera”.
In parecchi sostengono che Netanyahu non riesce ad andare avanti come vorrebbe anche perché sta subendo pressioni da diverse parti e qui Gordon spiega in modo assai preciso da chi conosce bene la situazione anche stano a tanti chilometri di distanza: “Pressione? Certo, esterna, da parte statunitense, e interna, delle famiglie degli ostaggi e di buona parte della società israeliana. La grande maggioranza della società israeliana appoggia l’accordo perché sostiene i familiari che hanno fatto un lavoro incredibile nel mobilitare l’opinione pubblica e perché si tratta del rilascio di donne e bambini. La pressione di Biden è stata altrettanto intensa per il livello di violenza letale che Israele sta scatenando e la morte di così tanti civili palestinesi. La domanda è perché l’accordo non è stato raggiunto prima. Israele voleva prima prendere lo Shifa Hospital“.