Nei giorni scorsi al G20 il presidente della Federazione russa Vladimir Putin ha partecipato per la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina a un incontro con i leader delle principali economie internazionali.
Durante il suo discorso ha dichiarato che va messo un punto alla tragedia in Ucraina. Analizzando le sue parole però, non si legge la volontà di ritirare le truppe. L’intenzione di Putin al contrario, è sfruttare l’impegno dell’Occidente anche sul fronte Israele-Hamas e il conseguente indebolimento di Kiev per la diminuzione degli aiuti militari.
Ne abbiamo parlato in esclusiva con Claudio Bertolotti, ricercatore dell’Ispi.
Al G20 Putin ha dichiarato: “Mettiamo fine alla tragedia in Ucraina”. Le sue condizioni sono cambiate o restano sempre le stesse?
“Le condizioni di Putin non sono cambiate. Non è previsto che le truppe russe che occupano l’Ucraina indietreggino. Il presidente della Federazione russa sta insistendo sulla necessità di porre fine alla guerra per indurre l’Occidente stanco, provato e distratto dalla guerra tra Israele e Hamas a far cessare o ridurre l’aiuto militare a Kiev. Le parole di Putin al G20 vanno colte come un invito all’Occidente a far cessare le ostilità. Un possibile negoziato partirebbe sempre dalla certezza russa che i territori occupati e dichiarati parte del territorio russo non possano tornare sotto il controllo ucraino. Il punto è: l’Occidente fino a che punto vorrà e potrà sostenere l’Ucraina e quanto Kiev potrà resistere alla pressione militare russa? Un. pressione che, ricordiamolo, si limita al mantenimento e al consolidamento delle posizioni su un fronte di attrito e logoramento, dove la quantità russa prevale su una qualità ucraina che stenta a prevalere sul campo di battaglia”.
Per la prima volta il presidente russo partecipa a un incontro con i leader delle principali economie internazionali. Lo ha fatto per propaganda?
“La partecipazione pubblica di Putin a un evento internazionale serve a consolidare il suo ruolo in quella parte del mondo che è partner economico della Russia, e che tende a definire sempre più un mondo diviso in due. Da una parte l’Occidente e i suoi alleati, dall’altro le potenze emergenti che rappresentano l’altra metà del globo dal punto di vista economico. Il ruolo della Russia si impone come attore importante, in grado di coinvolgere le altre economie ad aderire a una visione alternativa degli equilibri mondiali. Questo è un punto a favore dell’immagine di Putin, sia in termini di favore da parte dell’opinione pubblica interna, sia per quanto riguarda i Paesi asiatici ed africani, che guardano alla Russia come un’opzione appetibile per il rilancio di un’economia alternativa a quella occidentale”.
I leader internazionali, sulla stessa linea di Zelensky, sono fermi sulla loro posizione. Vogliono che Putin ritiri le truppe.
“I leader internazionali, specie occidentali, restano fermi sulle loro posizioni. Ma all’interno dei singoli Paesi le opinioni pubbliche che tendono ad essere distratte da altri eventi, anche di politica interna, potrebbero indurre a un alleggerimento o una riflessione sulla quantità degli aiuti militari e sul perdurare del sostegno militare a Kiev nel medio-lungo periodo. Pertanto, di fronte a un sostegno incondizionato dal punto di vista teorico, dal punto di vista prativo il risultato potrebbe essere una minore partecipazione. Guardando agli Usa, dato anche l’avvio alla campagna elettorale per le presidenziali, il dibattito potrebbe aprire a una discussione interna sull’opportunità di continuare l’impegno in Ucraina, riducendo gli aiuti a favore di Israele, alleato principale, impegnato in una guerra che non è ancora ad alta intensità ma che potrebbe aprire a un’escalation orizzontale con un maggior numero di attori a livello regionale. Ciò indurrebbe gli Usa a trasferire a Israele parte degli aiuti destinati all’Ucraina. Questo scenario non si è ancora realizzato, ma la programmazione delle attività è operativa e prevede un’assegnazione di materiali, equipaggiamenti e risorse che deve tener conto di tutti gli scenari possibili. Non è escluso quindi, che l’Ucraina possa veder ridurre parte degli aiuti militari che le sono stati destinati e non ancora distribuiti”.
Ma non è possibile che Putin ritiri le truppe…
“Putin non ritirerà le truppe. Verrà riconfermato presidente della Federazione russa e proseguirà con la postura militare imposta definita nei confronti dell’Ucraina e tenterà di imporre all’Occidente un approccio di progressivo alleggerimento oltre che una soluzione negoziale che non sarà favorevole all’Ucraina. Ciò determinerà il raggiungimento di un obiettivo che per l’opinione pubblica interna consegnerà a Mosca un successo di Putin”.