Il tecnico biancoceleste, in evidente difficoltà dopo la sconfitta con la Salernitana mette le mani avanti e riflette sul da farsi
Maurizio Sarri si mette sotto processo. Meglio tardi che mai, si dice in questi casi, ma il ritardo da parte del tecnico, scusate la ripetizione, è colpevole per quello che sta accadendo, forse più di quello che si vede anzi che non si vede sul campo. La Lazio dell’anno scorso è un ricordo opaco, anche se, vedendo questa attuale, verrebbe quasi il sospetto, vista la netta differenza con quella dell’anno scorso, che la passata stagione più che merito dei biancocelesti, sia demerito delle altre, la maggior parte di loro impegnate nelle coppe, con i biancocelesti che si arresero quasi subito e si tirarono fuori dagli impegni internazionali, quasi per non avere ostacoli. E secondo posto fu, ma quanto ampiamente meritato e vero?
Fino ad ora, la squadra biancoceleste ha disputato una gran bella Champions League, eccezion fatta per la gara disarmante di Rotterdam, ma ripresa dalla sfida di ritorno con una prestazione aggressiva e lodevole dal punto di vista tecnico e tattico. Ora per il passaggio del turno agli ottavi tutto è nelle mani della squadra di Sarri. In campionato però il discorso è esattamente l’opposto. Una squadra che in tredici partite ha segnato 14 reti, subendone 15, rimediato 6 sconfitte, tra queste Lecce, Genoa e Bologna, non proprio squadroni, poi collezionando il tutto con 5 vittorie e 2 pareggi.
L’ultima sconfitta grida vendetta, ma ancor più che la battuta d’arresto a Salerno, gridano vendetta e anche qualcosa di più le parole di Maurizio Sarri dopo la partita. “Se fossi sicuro che è solo colpa mia, andrei via. Nei prossimi giorni comunque lo valuterò e se è così, sarò il primo a prendere la decisione di andarmene parlando con Lotito…”, le frasi scioccanti del tecnico che sembrano tanto una presa di posizione e un’assunzione di responsabilità, ma in realtà si tratta di parole non vere, pronunciate per restare sull’onda, far buon viso e bella figura davanti a un ambiente che lo reputa intoccabile, ma soprattutto per vedere quello che succede.
E la risposta, il tecnico la conosce benissimo. Il presidente Claudio Lotito, storicamente, prima di mandare via un allenatore, ci pensa e ripensa almeno una ventina di volta e alla ventunesima, ci ripensa ancora per poi non decidere e aspettare che si arrivi alla catastrofe. Ma non tanto per fiducia, quanto perché pagare due allenatori non è mai stata una strategia che ha portato lontano e che non fa parte del “Lotito pensiero”. La sola idea di accantonare un allenatore che prende quasi 4 milioni l’anno fino al 2025 e prenderne un altro perché il primo non va bene, fa venire l’ansia al presidente, figuriamoci se arriverà mai a cacciare Maurizio Sarri. Non succederà a meno che non ci sia il rischio di un tracollo vero. Lui, davanti al patron si mette in discussione, ma è solo un modo per mettere pressione e soprattutto alla prova il numero uno della società. Che di dubbi ne ha tanti, ma non certo per quanto accaduto a Salerno, ma da questa estate, ovvero da quando ha dovuto mandare via persone di sua grande fiducia che mai avrebbero voluto mandare via. Chi vivrà, vedrà. Di sicuro il rischio di aver speso quasi 100 milioni sul mercato e di non andare in Champions League, è altissimo. E se accadrà, per Lotito le cose non si metterebbero bene dal punto di vista economico. Tutt’altro.