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Cronaca

Morte Giulia, l’esperto: “Cosa ha spinto Filippo ad uccidere”

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Francesco Spagnolo

Massimo Recalcati, psicoanalista, in un’intervista a ‘La Repubblica’ ritorna sulla morte di Giulia e su cosa ha spinto Filippo a commettere questo omicidio”.

Ancora oggi ci chiediamo cosa ha portato Filippo ad uccidere Giulia. Difficile avere certezze in questo momento, ma il professore e psicoanalista Massimo Recalcati analizza due momenti che possono essere stati decisivi in questa vicenda.

L’esperto sull’omicidio di Giulia Cecchettin – Notizie.com – © Ansa

Intercettato dai microfoni de La Repubblica, l’esperto sottolinea come “non è stata l’invidia ad avere spinto Filippo ad uccidere, ma la frattura di un legame che per lui era l’unica cosa possibile per non finire nel buio della depressione. E sono due i momenti che voglio sottolineare: la fine della storia e la discussione della tesi di laurea. Fratture irreversibili inflitte all’ideale della coppia simbolica“.

“Il problema non si risolve con l’introduzione dell’educazione sessuale”

Per il professore Recalcati l’introduzione dell’educazione sessuale a scuola “non porterà a risolvere definitivamente il problema perché il rispetto della donna non è una materia come chimica o letteratura. Bisogna partire dalla famiglia e poi naturalmente anche dalla classe. Sono questi i due principali educatori con il compito di alimentare nei nostri figli la cultura del rispetto e della differenza“.

Per l’esperto, inoltre, “il narcisismo dei figli è prodotto sempre dai genitori. Ormai non si aiutano più i giovani a prendere le proprie responsabilità oppure a far capire che dalla caduta e dal fallimento la vita acquista una forma effettiva. Sono gli adulti responsabili di non trasmettere il senso della legge“.

“Filippo non ha accettato il rifiuto”

Per Recalcati Turetta non ha accettato il rifiuto – Notizie.com – © Ansa

Il professore in questa intervista sottolinea come “Filippo non ha accettato il rifiuto di una ragazza e questo ormai fa parte del mito del nostro tempo: ovvero raggiungere il successo individuale e, quindi, rendere impossibile il fallimento. Subire un no significa anche riconoscere i propri limiti. Per questo motivo il ricorso alla violenza arriva per sostituire la dolorosa constatazione dell’insufficienza. E’ una tendenza dei tempi di oggi rifiutare l’ostacolo, il dolore e la perdita“.

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