Franco Gabrielli, attuale delegato alla sicurezza del sindaco Sala, ai microfoni de ‘La Repubblica’ parla degli ultimi episodi di violenza sulle donne.
La giornata di ieri è servita a ricordare tutte le vittime di violenza, ma ora è arrivato il tempo di mettere in campo misure per cercare di mettere fine a queste tragedie. “Ma inasprire le pene non basta – sottolinea Gabrielli in un’intervista a La Repubblica – nel nostro Paese c’è bisogno di un cambiamento di cultura. Solo in questo modo riusciremo ad arrivare ad una soluzione definitiva“.
E naturalmente per l’attuale delegato alla sicurezza di Beppe Sala la scuola ha un ruolo fondamentale: “Bisogna coinvolgere gli studenti, ma anche la società, le famiglie, le associazioni, il Terzo Settore. C’è la necessità di trasmettere nuovamente i valori che sono alla base di tutti. E su questo vorrei ricordare quanto successo a Milano con la dipendente del McDonald’s che ha salvato una ragazza. Le forze dell’ordine devono fare lavoro, ma la sicurezza va considerata anche come un bene comune”.
Gabrielli assicura: “Bisogna denunciare sempre”
L’ex capo della polizia sottolinea anche l’importanza di denunciare: “Il problema è assolutamente reale e noi diciamo alle donne sempre di denunciare. Quando guidavo la polizia ho sempre sottolineato che queste violenze non potevano essere trattate solo con superficialità perché si dava un segnale molto negativo anche perché non è mai semplice per loro dire quanto successo”.
“Voglio anche sottolineare che nella polizia c’è molta sensibilità – aggiunge ancora Gabrielli – lì ci sono oltre 15mila agenti donne e proprio qui si è capito il ruolo strategico delle donne“.
“La polizia ha sempre battagliato contro la violenza di genere”
Gabrielli in questa intervista ricorda come “la polizia ha sempre battagliato contro la violenza di genere. Sono molte le persone che si sono impegnate in questa lotta e molto spesso si sono portate a casa il fardello di tante situazioni difficili e drammatiche. Poi mi dispiace che ci sono alcuni episodi che devono essere assolutamente stigmatizzati e nei quali non mi riconosco“.
