A parlare e spiegare la sua motivazione sulla decisioni che si stanno prendendo in merito alla magistratura è uno dei giuristi più famosi
“Le “pagelle” a giudici e pm? Mettere a disposizione del Consiglio superiore della magistratura i dati per valutare l’operato di un giudice è positivo“. Si fa un gran rumore sulle valutazioni che si possono dare ai giudici, qualcuno è d’accordo, tanti altri non lo sono. Ma ad esprimere un parere positivo su questo argomento è Cesare Mirabelli, uno dei giuristi più preparati e famosi d’Italia, tanto che lui stesso cerca di motivare questa scelta anche perché “può avere un effetto di stimolo nei confronti del magistrato stesso, spingendolo a fare meglio“. E poi, sostiene ancora Mirabelli, pure perché “può rappresentare un elemento di controllo in più a tutela dei cittadini“.
Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, non è contrario all’idea di dare delle valutazioni ai giudici, ma ad una condizione: “A patto avverte il giurista che non ci si limiti a un giudizio sommario, che trascuri la qualità del lavoro svolto in favore della quantità“. Dare dei voti ai magistrati potrebbe anche “responsabilizzare” una categoria delicata come la stessa magistratura, tanto che il professor Mirabelli dice la sua anche su questo tema: “Che a ogni magistrato corrisponda un fascicolo con gli elementi che ne mettano in luce la professionalità e l’impegno, o viceversa le lungaggini o gli errori “abnormi”, è positivo. E oltre a non essere in contrasto con la Costituzione, va incontro alle richieste dello stesso Csm, che spesso si è lamentato della scarsità di informazioni per esprimere una valutazione adeguata, anche in merito al conferimento di incarichi di vertice”.
Da stabilire le modalità dei voti con cui si dovranno dare dei giudizi, tanto che i voti saranno da “negativo” a “ottimo”. Per il Professore Mirabelli qui potrebbero esserci delle piccole ma giustificate resistenze e cerca di spiegare il suo punto di vista, provando un po’ a immedesimarsi nei giudici e nella loro mentalità: “Ridurre tutto a un giudizio sintetico rischia di semplificare troppo il giudizio e svilire l’importanza dell’analisi. Così come c’è il rischio di concentrarsi troppo sulla produzione di sentenze e meno sul dato qualitativo“.