In una intervista che ha rilasciato al quotidiano “Il Giornale” è intervenuto il consigliere giuridico della premier, Francesco Saverio Marini
Momento di “caos” quello che si sta verificando all’interno del governo. In particolar modo per quanto riguarda l’allarme lanciato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, sulla magistratura politicizzata. Di conseguenza si è parlato anche della riforma delle giustizie, separazione delle carriere e molto altro ancora. Di questo ne ha discusso Francesco Saverio Marini, uno dei bracci destri della premier Giorgia Meloni, in una intervista rilasciata al ‘Giornale‘.
Sulla riforma della giustizia e sui prossimi passi fa sapere: “Credo che la riforma debba essere ben ponderata e che debba partire da un confronto con le opposizioni e con i destinatari. In particolar modo la magistratura rappresentata dai Csm e Anm“. Sulla riforma Cartabia fa sapere: “Si è rivelata inefficace. Bisogna impedire appunto la politicizzazione di una parte della magistratura. Anche perché ne mina la credibilità”.
Sul sorteggio dei candidati da parte del centrodestra aggiunge: “Sorteggio o sorteggio temperato. Quel che serve per cercare di contrastare il potere delle correnti che considero come uno dei mali della magistratura. Anche perché è una soluzione condivisa anche da una parte della stessa magistratura“.
Riforma, Marini chiaro sugli obiettivi del governo
Marini ha continuato la sua intervista in questo modo: “La separazione delle carriere vuole completare il processo accusatorio. L’obiettivo è quello di mettere pm e avvocato su un livello di parità assoluta. Questo non significa che il procuratore diventi un superpoliziotto. E’ importante che la separazione sia ben ponderata affinché non ci sia il rischio che il pm perda il suo potere da un punto di vista esecutivo“.
Sull’obbligatorietà dell’azione penale precisa: “E’ un tema molto delicato, anche perché nasconde il pericolo di attribuire al governo le direttiva sulla politica giudiziaria“. Sulla questione del premierato e separazione carriere fa sapere: “Non è obbligatorio arrivare ad una riforma che porti ad un voto condiviso. L’importante è cercare soluzioni che si avvicinino alla minoranza”.
In conclusione si sofferma sui tempi che potrebbero esserci, in Senato, per quanto riguarda la riforma sulla giustizia: “Il problema è quello di evitare due possibili referendum nello stesso momento. Magari non condizionando il voto degli elettori. Ed è per questo motivo che il premierato è partito prima. Sono convinto che il centrodestra sia già partito in modo importante sulla giustizia“.