“Oggi abbiamo chiesto a Fitto come è stato rimodulato il Pnrr dopo il via libera della Commissione Ue, ma non ci ha risposto adeguatamente”.
Ai microfoni di Notizie.com, Piero De Luca, capogruppo del Pd in Commissione politiche europee, dopo il question time alla Camera del ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Dopo il via libera alla revisione complessiva del Piano di ripresa e resilienza, la Commissione Ue ha dato l’ok anche alla quarta rata da 16,5 miliardi tra prestiti e sovvenzioni. Le opposizioni si chiedono come verranno rimodulati i progetti all’interno del nuovo Pnrr.
“Cambiare, come hanno fatto, 144 progetti in essere, quindi quasi la metà, ha portato a rallentare l’attuazione del Piano. La richiesta della quarta rata è stata molto ritardata e non abbiamo notizie della quinta che scadrebbe a dicembre”, denuncia De Luca. “Non condividiamo il merito di quello che hanno detto. La premier Meloni ha parlato di 21 miliardi in più ottenuti dall’Italia attraverso questa rimodulazione. Noi le abbiamo consigliato una calcolatrice per fare bene i conti, perché il Pnrr aumenta solo di 2,8 miliardi, che sono adeguamenti tecnici proprio per inserire il nuovo capitolo di RePowerEu. Serve un’operazione di verità sui numeri: il Piano di ripresa e resilienza nell’ammontare resta inalterato, con un capitolo in più chiesto dalla Commissione. I 21 miliardi invece, sono solo una rimodulazione interna di progetti già finanziati: in pratica, le stesse risorse, cambiando programmi, investimenti e obiettivi”.
Il deputato Dem si riferisce all’annuncio della premier Meloni e al ministro Raffaele Fitto: “Non condividiamo per nulla i toni trionfalistici con cui hanno accolto il via libera della Commissione. Oggi il governo, ancora una volta, ha risposto con chiacchiere che non tolleriamo più”.
Il Pd ha chiesto al ministro per il Pnrr di spiegare come è stato rimodulato il Piano: “Checché Fitto ne dica, hanno tagliato investimenti per 100mila nuovi posti in asili nido, mettendo a rischio il raggiungimento del target del 33% che l’Europa richiede entro il 2026 e oltre il 40% entro il 2030. Hanno tagliato progetti che noi avevamo finanziato per rispondere a un’istanza di modernizzazione da parte del Paese. Questo è un segnale devastante nei confronti di famiglie, bambini e soprattutto donne, che nei prossimi anni avranno difficoltà a conciliare vita lavorativa e maternità”.
Non solo asili nido: il Pd ha chiesto a Fitto di spiegare anche che fine faranno i progetti degli enti locali: “L’Anci in queste ore ha lanciato l’allarme del taglio di progetti già finanziati nelle periferie e nei Comuni per 10 miliardi di euro. Il ministro dice che non è così, ma il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha chiesto chiarezza”.
E che ne sarà dei progetti riguardanti la sanità locale? “Avevano già annunciato, ora confermano, di 500 tagli tra ospedali e case di comunità, che avevamo previsto per rafforzare la rete sanitaria locale di assistenza alle persone. Sono tagli drammatici – commenta De Luca – che si inseriscono in settori decisivi e strategici per il Paese. Tagliare progetti di riqualificazione delle periferie significa non dare risposte all’esigenza di sicurezza urbana, che si garantisce investendo nei progetti di riqualificazione delle comunità, non solo nelle passerelle come stanno facendo con la stola di ministri a Caivano”.
La rimodulazione del Piano comporta anche una rimodulazione della quinta rata e della sesta. I soldi, invece di entrare nelle casse dell’Italia nel 2024 arriveranno successivamente, fino al 2026, quando sono previsti 11,5 miliardi lordi. Le risorse mancanti verranno attinte facendo debito o da fondi nazionali.
“Fitto continua a garantire che troverà altre risorse per finanziare chi è colpito dai tagli. Dice che troverà risorse da fondi nazionali o dal Fondo di sviluppo e coesione. Ma noi abbiamo chiesto di scoprire le carte oggi: non è più tollerabile continuare a rinviare all’infinito, perché diventa una presa in giro. Il ministro avrebbe dovuto chiarire oggi dove troverà le risorse e quali criteri oggettivi abbia utilizzato per tagliare i progetti in essere. E dove troverà i fondi per coprire i progetti tagliati. In Legge di bilancio non c’è nulla e continua a non dire nulla, creando incertezza in tanti enti locali che hanno già programmato investimenti, gare e progetti. Cosa succederà se verranno tagliati investimenti già appaltati? Si rischia di creare un buco nei bilanci dei Comuni, o di aprire contenziosi con le aziende che hanno avviato i lavori”.
A ciò va aggiunta la denuncia quotidiana che arriva dagli enti locali, che non hanno personale specializzato per attuare i progetti del Pnrr: “C’era un piano di assunzioni di tecnici negli anti locali rimasto in standby e uscito dai radar dell’azione di governo. Come anche un altro tema importante: riusciranno a mantenere il rispetto della soglia del 40% per il Sud? Rischia di venir meno e disertate l’obiettivo più importante della coesione sociale e territoriale del Paese, che il Pnrr doveva raggiungere”.