Il tecnico ha rilasciato un’intervista in cui ha raccontato diversi aneddoti della sua carriera da allenatore, chiusa ben 22 anni fa quando si dimise dal Parma: “Pensavo di non finire nemmeno la partita”
Ventidue anni fa l’ultima partita vissuta dalla panchina. Arrigo Sacchi ha fatto la storia del calcio in tutti i sensi, anche per la scelta di staccare la spina per il troppo stress. Aveva 55 anni quando decise di smettere: “Non sono stato mai esonerato in 25 anni di carriera“, ha raccontato a Rai Radio2.
“Avevo una gastrite che mi si stava trasformando in ulcera. Ero così preso dal lavoro che non riuscivo a capire le cose che stavo facendo. Vivevo per il calcio, non volevo tradire le persone che avevano avuto fiducia in me. Mi fermai dopo una partita a Verona: vincemmo e non sentii assolutamente nulla. Insomma, non volevo essere il più ricco del cimitero“.
Il messaggio di Costacurta: “Ci hanno copiato ovunque, ma non Italia”
Sacchi diede le dimissioni creando scalpore: “Credevo di non finire la partita”. La diagnosi fu una forte crisi ipertensiva per accumulo di stress da panchina. L’ex allenatore del Milan più forte di sempre ha spiegato poi la sua filosofia di calcio: “Non ho mai guardato i piedi di un calciatore, io guardavo la testa. Vincevamo con merito, per me una vittoria senza merito non era una vittoria. Costacurta pochi anni fa mi disse: ‘Ci hanno copiato in tutto il mondo eccetto che in Italia‘. Gli ho risposto che è vero, ed è così perché in Italia siamo presuntuosi, individualisti e non facciamo squadra”.
Si sprecano gli aneddoti su quella squadra straordinaria: “Il sesso prima delle partite? Io cercavo di non fare figli e figliastri, le regole erano uguali per tutti. Mi fidavo dei calciatori, una volta un giocatore mi disse: Gliel’ho fatta tre volte’. Io gli risposi: ‘Pensavo di più’. Al Milan c’era un giocatore che frequentava più la notte che il giorno, lo mandammo via…”.