Il famoso scrittore israeliano non si frena: “Assurdo dare il compito di risolvere questa situazione a chi l’ha creata…”
Un mondo che è diventato un incubo. Un mondo al contrario, dove chi crea disastri e quello che adesso li deve risolvere. Un’assurdità secondo Etgar Keret lo scrittore israelita che si scaglia contro la situazione attuale e soprattutto contro il governo Netanyahu, a maggior ragione per quello che è avvenuto il 7 ottobre. “È come stare in una serie Netflix, ma di quelle brutte nella prima stagione c’è “Il Governo” e l’esecutivo di Netanyahu. Nella seconda “Il Golpe”, ovvero riforma giudiziaria, La terza sarebbe intitolata “Il Massacro”. Tu, spettatore, resti seduto a chiederti cosa conterrà la quarta stagione, cosa altro può accadere di orribile“.
Keret non sembra darsi pace per quello che sta avvenendo, il 7 ottobre c’è stato quello che c’è stato, ma la gente dimentica che prima di quel giorno maledetto, c’è stato tanto altro ancora e che la gente non ne poteva più prima, figuriamoci adesso. E la cosa che trova più assurda e paradossale è che “chi ci ha portato in questo disastro è colui che deve risolvere la situazione, io lo trovo pazzesco e allucinante. Netanyahu deve andare via adesso, prima che finisce la guerra, non dopo. E questa è la cosa più importante da fare“.
Per lo scrittore è un nodo che si incastra ancora di più giorno dopo giorno, tanto che Eret avvisa: “Persone che non trovavano le parole, o che dicono di non saper scrivere. Per la maggior parte, mi hanno contattato sui social network, chiedendomi di scrivere per loro, o le ho incontrate nei vari eventi a cui ho partecipato. Ogni sabato metto insieme le mie “note” e gliele mando”.
Tante persone si rivolgono a lui, a Keret, che per la gente è una specie di faro, per questo tanti gli scrivono sui social e lui risponde a tutti, nessuno escluso. Prima non lo faceva adesso passa intere giornate e stare sui social e a parlare con le persone, tanti sono affranti per quello che sta accadendo, tanti sono parenti o amici di soldati che sono a Gaza, in mezzo all’inferno. “Un giorno si farà un libro di tutte queste cose? Non so. Per settimane non sono riuscito a scrivere nulla che fosse fiction. Solo qualche giorno fa mi è venuto un racconto: un ultraortodosso che cerca disperatamente la preghiera giusta, convinto che se la troverà riuscirà a salvare il mondo“.