Lorenzo Riggi di Geopolitica.info in esclusiva ai nostri microfoni: “La posizione dell’Ucraina è diventata molto più fragile rispetto allo scorso anno”.
Ci avviciniamo sempre di più alla conclusione del secondo anno di guerra in Ucraina. La nostra redazione ha contattato Lorenzo Riggi, responsabile desk Russia del centro studi Geopolitica.info, per fare il punto della situazione e anche proiettarci sui prossimi mesi.
Lorenzo Riggi, siamo ormai a quasi due anni dall’inizio del conflitto. In quale fase della guerra siamo?
“Si prospetta un inverno complicato per entrambi le parti. La controffensiva ucraina è fallita e questo ha permesso ai russi di riprendere in mano il controllo di alcune zone. L’apparenza ci potrebbe far sembrare che Mosca sta vincendo, ma in realtà il quadro è complicato anche per loro. Gli attacchi che stanno arrivando dai militari di Mosca, infatti, sono costosi e privi di reale efficacia“.
Ci avviciniamo all’inverno. Quindi i prossimi mesi saranno di guerra di posizione?
“Assolutamente sì. In un certo senso questa guerra l’abbiamo vista anche nel corso dell’estate perché nessuno dei due eserciti era in grado di tenere un assalto dinamico. Ci aspettiamo un assedio reciproco per prendere porzioni di territorio relativamente limitate. La grande novità rispetto allo scorso anno è una posizione ucraina molto più fragile“.
Fragilità dovuta anche allo scoppio della guerra in Israele?
“Anche. Lo scoppio della guerra in Israele ha riportato in auge negli Stati Uniti la questione israelo-palestinese, che dai tempi di Obama gli americani avevano messo da parte. In più la crisi ha dimostrato un fallimento dell’approccio della Casa Bianca verso il Medio Oriente. Evento che ha distolto attenzione e risorse verso l’Ucraina“.
La fragilità potrebbe portare Zelensky ad aprire ad un negoziato?
“Bisogna dire che gli Stati Uniti negli ultimi tempi stanno consigliando a Zelensky una posizione più moderata. Lui, però, resta fermo sulla linea dura. Pressare ora il presidente ucraino per arrivare ad una pace non sarebbe funzionale per la Casa Bianca. Quindi immagino che la svolta, al netto di stravolgimenti militari, possa esserci nel 2025“.
Quindi neanche le elezioni imminenti in Russia potrebbero portare ad un cessate il fuoco?
“In questo caso è capire cosa succederà post elezioni. Si è parlato molto di una mobilitazione a larga scala in caso di vittoria di Putin con un largo consenso, ma non credo che succederà. Di certo la dirigenza russa vorrebbe arrivare a marzo con un risultato significativo. Ma non ci sarà una interruzione della guerra. Le parole di apertura al dialogo non sono assolutamente seguite da fatti concreti“.