Femminicidio, in merito a questo importante e delicato tema sono arrivate le parole di Roberto Vannacci. Il generale ne ha parlato in una intervista rilasciata a ‘La Stampa’
Nella giornata di ieri il suo nome ha fatto nuovamente scatenare le polemiche. Per via della sua “promozione” a capo di stati maggiore del Comfoter. Allo stesso tempo, però, proprio su questa vicenda è intervenuto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha voluto fare chiarezza. Fatto sta, però, che per Roberto Vannacci quello di essere al comando delle forze operative terrestri non può che essere un ruolo importante e prestigiosissimo. Lo ha ribadito alla ‘Stampa‘.
Nel corso dell’intervista ha precisato di essere molto contento a fare il soldato e che non ha mai avuto paura di smettere di fare tutto questo. Neanche ad agosto quando aveva scatenato un putiferio per via della pubblicazione del suo libro, “Il mondo al contrario”, che ha scatenato l’indignazione del web. Tanto è vero che era stato rimosso dalla guida dell’Istituto geografico militare, per via delle sue accuse omofobe e xenofobe.
Nell’intervista ha trattato un argomento molto delicato come quello relativo al femminicidio. Ed in particolar modo all’uccisione di Giulia Cecchettin (domani i funerali della giovane studentessa) e sul minuto di rumore e non di silenzio per questo omicidio: “Prima di tutto non mi piace chiamarlo femminicidio. Perché chiamare l’omicidio di una donna in modo diverso. C’è in qualsiasi omicidio una matrice precisa. Se ne parla da anni, eppure le donne continuano a venire uccise. Bisogna evidenziare che siamo tutti uguali davanti alla violenza”.
Femminicidio Cecchettin, Vannacci: “Uomini non riescono a restare soli”
Poi ha continuato dicendo: “Il paradosso è che pensare che la responsabilità di quella che chiamiamo cultura patriarcale sia di uomini forti e prevaricatori: è il contrario. Sono gli uomini deboli a fare del male alle donne. Noi educhiamo uomini deboli, non uomini forti. Quelli che ammazzano le donne sono uomini che non sanno stare da soli, che sono dipendenti da loro e che, quando temono di venire abbandonati, perdono la testa. Altro che patriarcato: sono mollaccioni smidollati che abbiamo prodotto noi”.
Qual è la soluzione a tutto questo? Per Vannacci non ci sono dubbi: “Dobbiamo insegnare a maschi e femmine che la vita è una lotta e che per andare avanti bisogna avere fiducia nella possibilità di rialzarsi. Molti uomini che ammazzano le compagne, dopo si suicidano. Per tanti motivi: perdono il lavoro, si suicidano perché vengono bocciati.
Non parliamo di maschi che vogliono possedere una donna, ma che dipendono da lei. Se perdi una compagna, non ne cerchi un’altra ma ti ammazzi. Se perdi un lavoro, non t’industri per cercarne uno, ma aspetti il reddito di cittadinanza. Serve educazione ed essere persone forti. Uno i diritti se li deve guadagnare”.