Per assunzioni di personale, la detassazione di una parte della retribuzione, a favore di risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, contro la depenalizzazione dell’atto medico e per la cancellazione dei tagli alle pensioni.
Sono questi i motivi che hanno portato l’intero mondo delle professioni sanitarie a incrociare le braccia oggi, martedì 5 dicembre, in occasione dello sciopero nazionale proclamato da Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up.
La protesta durerà 24 ore e finora ha raggiunto l’85% delle adesioni. “Vanno preservate le attività urgenti di emergenza in modo che non ci siano difficoltà rispetto agli utenti. Ma credo che lo sciopero sia un messaggio lecito che va passato”.
Così, ai microfoni di Notizie.com, Fabrizio Pregliasco, virologo, direttore sanitario dell‘IRCCS Ospedale Galeazzi di Milano. “Davvero la situazione attuale è oggettivamente problematica. Durante il Covid siamo stati definiti eroi e siamo stati sottoposti a uno stress particolare. Ora questa situazione di stanchezza viene acuita da situazioni di lavoro difficile”.
Anche la struttura sanitaria del professore vive gli stessi problemi delle altre in Italia: “C’è una difficoltà a reperire personale, soprattutto nel caso di diverse specializzazioni critiche come gli anestesisti o gli infermieri. Questa carenza c’è perché la coperta è corta”.
Sciopero dei medici, Pregliasco a Notizie.com: “Puntare su ospedali di comunità”
Non si tratta solo di tagliare o investire fondi: “Credo che il lavoro sia difficile e non si ferma ad iniettare denaro – che sicuramente aiuta – ma va riorganizzato il sistema. Il Covid è stato lo stress test che ha evidenziato come l’attuale organizzazione non regge perché non prevede servizi intermedi tra i medici di famiglia e l’ospedale. I pronto soccorso per esempio, sono invasi da richieste non appropriate: bisogna puntare sul rapporto tra ospedale e territorio e domiciliarità”.
“Ovvio che gli infermieri vadano all’estero”
In che modo? Chiediamo a Pregliasco: “Spero nella scommessa degli ospedali di comunità, del coinvolgimento del servizio socio-sanitario come le rsa in servizi per il territorio. E nella revisione degli stipendi: un infermiere a 1.400 euro al mese non è un mestiere appetibile, è ovvio che vada all’estero. Eppure gli infermieri sono una figura cruciale per la sanità”.