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Cronaca

Gino Cecchettin: “La rabbia? Ho pensato a Giulia e azzerato tutto, voglio amare non odiare”

Published by
Daniele Magliocchetti

Parla a Che Tempo Che Fa il papà della ragazza uccisa l’11 novembre dal suo ex fidanzato e si rivolge ai maschi: “Dite alle compagni e alle vostre mogli, ti amo, ditelo spesso che è bellissimo”

Gino Cecchettin è tornato a parlare. L’ha fatto durante la trasmissione di Fabio Fazio “Che Tempo Che Fa” sul canale Nove e le emozioni sono state tante, con il conduttore e la gente in studio visibilmente commossi e colpiti dal coraggio e dalla presenza di un padre che ha perso la moglie un anno fa e la figlia. Proprio l’11 dicembre sarà un mese dal femminicidio di Giulia. Colpiscono tante cose di Gino Cecchettin, ma soprattutto una, parlare d’amore e mai di altro o di qualsiasi risentimento d’odio, ed è questo quello che più di tutto ha stupito davanti a un papà che ha perso da pochissimo tempo la propria figlia. “La rabbia? Eh, devo dire che ho avuto un processo di cambiamento – ha spiegato Gino Cecchettin -, quando ti ritrovi a piangere la perdita di tua figlia, e io ho cominciato a piangere già da domenica, perché certe cose un padre le sente, non c’è niente da fare, ma proprio lì ho voluto essere come Giulia, come era lei e sono riuscito ad azzerare l’odio e la rabbia, ma ancora oggi, dopo tutto quello che è successo, sono una persona che voglio amare, non voglio odiare, l’odio, poi, ti porta via energia e quell’energia la si deve riservare all’amore e a fare bene

Gino Cecchettin il papà di Giulia, la ragazza uccisa l’11 novembre 2023 dal suo ex fidanzato (Ansa Notizie.com)

Prima di andare via, Gino Cecchettin ha guardato la telecamera e ha detto: “Vorrei dire una cosa ai maschi, dite alle vostre compagne e alle vostre mogli “Ti Amo”, ditelo spesso perché è una cosa bellissima“. Il papà di Giulia Cecchettin ha anche fatto una riflessione sul fatto che dopo quanto capitato a sua figlia sono state ammazzate altre cinque donne: “Si è vero sono state uccise altre cinque donne dopo Giulia, ed è un problema molto serio che va affrontato nella maniera più drastica. Il termine patriarcato, fino a quando non l’ha nominato mia figlia Elena non mi ero mai soffermato a pensarci, c’è un concetto di possesso, la donna vista come proprietà di qualcun altro, come dire la mia donna anche nel quotidiano e dobbiamo in qualche modo stare attenti anche a come ci esprimiamo, nelle piccole cose. Cambiare il modo di parlare, ci sono dei retaggi culturali che derivano dal passato e anche persone più deboli più fragili che non riescono ad accettare la libertà della donna. Che è sacra e inviolabile

 

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