Patto di stabilità e Mes sono due termini che in questi giorni stanno accendendo il dibattito politico.
Il primo è un accordo tra i Paesi membri Ue e richiede il rispetto di alcuni parametri di bilancio. Prevede che il deficit e il debito pubblico non debbano superare rispettivamente il 3% e il 60% del Pil. Il governo Meloni sta portando avanti una proposta di accordo per riformare il Patto di Stabilità.
Il Mes invece, Meccanismo europeo di stabilità, è un’organizzazione intergovernativa che ha l’obiettivo di garantire stabilità finanziaria nella zona euro. Si tratta di un fondo permanente aa cui gli Stati che attraversano periodi economici difficili, possono attingere.
In che modo in questi giorni il Mes e il Patto di Stabilità sono collegati? Lo abbiamo chiesto all’economista Giulio Sapelli.
Professore Sapelli, l’Italia tarda a ratificare il Mes e la Lega, più degli altri partiti, lo osteggia. Perché?
“Il Mes è una trappola per topi: un veicolo finanziario governato come fosse una compagnia privata. La direzione politica non vale nulla: funziona come una sorta di pilota automatico che penalizza fortemente i Paesi. Lo dicono i regolamenti che sono sotto gli occhi di tutti ma sembra che nessuno li legga, che fanno pagare un prezzo altissimo ai Paesi che hanno un indebitamento. A questi impone non solo di ridurre il debito pubblico, ma fa anche in modo che la Nazione – che non risponde ai criteri di riduzione del debito su cui si sta ancora negoziando – venga sottoposta a un controllo centralizzato. Gli viene imposta una austerity di cui abbiamo già avuto la prova nei confronti della Grecia. Le regole del Mes sono imposte dai Paesi che hanno una produttività del lavoro più elevata, un bilancio a posto e che non vogliono sottoporsi alla mutualizzazione del debito degli Stati cosiddetti “cicale”.
Sembra di capire che non è favorevole alla ratifica del Mes.
“C’è una questione politica: bisogna ragionare per negoziare la revisione del Patto di stabilità. Quindi è meglio ratificarlo e non applicarlo. Non è vero che se si ratifica si è costretti ad applicarlo. In questo modo il governo eviterebbe anche le accuse di sovranismo ed antieuropeismo da parte delle opposizioni. La posizione del Pd e altri partiti è suicida: tutti dovrebbero essere contro il Mes perché l’unità nazionale impone di non applicarlo”.
Cosa non la convince?
“Il Mes impone regole ferree di riduzione della spesa su pensioni, sanità. E la sanità pubblica noi l’abbiamo già distrutta da soli. Bisogna negoziare a tutti i costi. Se è proprio necessario si ratifichi, ma poi si faccia in modo di non applicarlo con una buona politica anche giudiziaria. Ma bisogna essere bravi e non so se questo governo abbia le competenze tecniche. È impossibile rispettare i criteri di riduzione del debito nel tempo che sembra emergere dalla rinegoziazione del Patto di stabilità. Se applicassimo il Mes la nostra situazione economica si aggraverebbe e saremmo trascinati in una vertigine senza fine, senza poter fare investimenti e con una spesa sociale ridotta”.
La premier Giorgia Meloni è pronta a ratificarlo ma vuole risposte sul bilancio Ue.
“È una politica giusta e assennata di negoziazione”.
Professore Sapelli, può spiegare ai nostri lettori perché in questo momento Mes e Patto si stabilità sono collegati?
“Sono collegati perché all’interno del Patto di Stabilità si stabiliscono alcune regole di rispetto dei criteri di riduzione del debito. Nel modo in cui non si rispettano questi criteri, scatta o meno il Mes. Le due cose sono enormemente collegate”.
Secondo lei non ratificare il Mes può portare conseguenze negative ai partiti di governo in vista delle europee?
“Questo non lo so, deve chiederlo ai maghi della previsione. So che i partiti oggi non esistono più. Bisogna orientare bene l’opinione pubblica, ma oggi sembra che ad orientarla siano i social e le trasmissioni televisive, non la politica”.