Michele Fina, tesoriere nazionale del Pd, in un’intervista a ‘L’Identità’ presente una contromanovra del Pd: “Queste le nostre priorità”.
La manovra non convince e il Pd prepara una controproposta. Ad illustrare il provvedimento fatto dai dem è direttamente Michele Fina, tesoriere nazionale del partito, in un’intervista a L’Identità: “La nostra segretaria parla del gioco delle tre carte riferendosi all’atteggiamento inconcepibile di questa maggioranza sul Mes. A questo si aggiunge una Legge di bilancio del tutto insignificante a far fronte ai reali bisogno degli italiani“.
E proprio per questo motivo dal Pd arriva una controproposta. “Abbiamo deciso di sfidare il governo sul merito – spiega ancora Fina – senza trincerarci dentro ad un semplice no. Il nostro provvedimento ha tre priorità e sono giovani, povertà e sviluppo“.
“Si rischia l’esercizio provvisorio”
L’altro tema che sta tenendo banco in questi ultimi giorni è sicuramente quello delle tempistiche. Dal Pd accusano la manovra di ritardi e Fina rincara ancora la dose: “Non sarà approvata in tempo. Si tratta di un colpo duro alla credibilità di questo esecutivo. Loro dicono che sono pronti, ma la realtà è completamente un’altra. Tra divisioni nella maggioranza e gravi ritardi nell’approvazione della Legge di bilancio, il nostro Paese rischia l’esercizio provvisorio“.
Il tesoriere nazionale del Pd ricorda come la maggioranza “ha rinviato per tre volte l’avvio della discussione parlamentare ed ora siamo in procinto di fare il quattro. E’ una cosa gravissima“.
“Meloni ha umiliato il Parlamento”
Fina attacca il premier sottolineando che “ha umiliato il Parlamento imponendo alla maggioranza di non presentare emendamenti, annullando il confronto con le opposizioni. Entrando nel merito della manovra, parliamo di un provvedimento confuso e dannoso: dalla sanità pubblica, alla scuola, dalle pensioni, al Superbonus. Un vero pasticcio“.
A proposito di Superbonus, l’esponente dem ribadisce che le norme “dovevano essere migliorate e corrette, ma la maggioranza ha deciso di affossare la misura mettendo a rischio danni lavoratori, imprese e famiglie. Non hanno ascoltato gli appelli arrivati dal Paese“.