Patto Meloni-Rama, prof Curreri: “L’Albania prevede il ricorso preventivo alla Corte Costituzionale: potrebbe insegnarci qualcosa”

L’Albania, un piccolo Paese, potrebbe insegnarci qualcosa: lì l’opposizione parlamentare ha a disposizione uno strumento molto forte: il ricorso diretto alla Corte Costituzionale”. 

Così in esclusiva a Notizie.com,  Salvatore Curreri, professore di diritto costituzionale dell’Università Kore di Enna, sul trattato Meloni-Rama sui migranti. Su richiesta di trenta deputati, la Corte costituzionale albanese è chiamata a verificare la costituzionalità del patto stretto tra i premier Edi Rama e Giorgia Meloni sui migranti.

Edi Rama, Giorgia Meloni, Salvatore Curreri
Edi Rama, Giorgia Meloni, Salvatore Curreri (Ansa Foto/Facebook) – notizie.com

Noi abbiamo un sistema parlamentare in cui ormai il Parlamento di solito non tocca palla. Il governo aveva pensato addirittura di non far passare il trattato dal Parlamento. L’opposizione albanese invece, ha uno strumento che l’Italia non ha. La Corte costituzionale albanese si occuperà di esaminare in maniera dettagliata la legittimità del patto sotto il profilo giuridico”, continua Curreri.

Professore Curreri, la Corte Costituzionale albanese è chiamata a decidere sulla legittimità del trattato Tirana-Roma entro il 6 marzo. I tempi di attuazione quindi, slitteranno. Se i partiti al governo pensavano di fare di questo patto un cavallo di battaglia per le elezioni europee, non sarà più così?
È una pietra di inciampo rispetto alla procedura che si era pensata anche in termini di messaggio politico-elettorale. Ma gli accordi si fanno in due e se l’Albania pone problemi sulla base delle procedure, l’Italia deve aspettare”.

Salvatore Curreri
Salvatore Curreri (Facebook) – notizie.com

In sostanza l’accordo Italia-Albania non si può ancora ratificare perché trenta deputati hanno chiesto alla Corte di verificarne la costituzionalità.
In Albania, come anche in altri Paesi, è prevista la possibilità di un ricorso preventivo di costituzionalità alla Corte. Cioè, se si hanno dubbi sulla legittimità di una legge, prima di approvarla, una minoranza parlamentare può fare ricorso al giudice costituzionale. Questa possibilità da noi non c’è. Si può fare quando in ballo ci sono conseguenza anche per la gestione del territorio. Ricordo che l’accordo prevede che la gestione delle strutture che dovrebbero essere costruite spetta all’Italia, quindi siamo in una zona extraterritoriale. Tutto quello che riguarda l’esterno resta di competenza albanese. Immagino che questa distinzione tra confine esterno e interno potrebbe non essere così netta: si pensi al trasporto dei migranti, o se qualcuno dovesse scappare. Proprio per la rilevanza dell’accordo, i parlamentari hanno chiesto di approfondire sotto un profilo costituzionale”.

I trenta deputati contestano il fatto che il patto sia stato ratificato dai governi e non dagli Stati. 

Il Parlamento albanese ha ottenuto che questo accordo passasse da loro e non fosse un accordo tra governi. Lo stesso è accaduto in Italia, dopo un’iniziale resistenza da parte della maggioranza. Ciò è fondamentale perché la nostra Costituzione prevede che i trattati internazionali vadano ratificati con legge, quindi devono passare per le Camere, quando comportano modificazioni del territorio, hanno una natura politica o conseguenze finanziarie. Nel caso in questione tutti questi fattori sono assolutamente presenti”. 

L'accordo
L’accordo sui migranti tra Italia e Albania è al vaglio della Corte costituzionale albanese (Ansa Notizie.com)

Un altro punto che i deputati albanesi contestano è la questione dei diritti umani.
Qui ci sono molti aspetti giuridici da verificare. Le domande dei richiedenti asilo dovranno essere esaminati da una commissione in loco. Di fronte a un no, ogni straniero può fare ricorso, quindi c’è un problema legale: da dove vengono gli avvocati? A quale giudice può fare ricorso? Il giudice resterà in Italia o si sposterà in Albania per giudicare? Inoltre c’è la questione della gestione all’interno dei centri che comporta una serie di conseguenze nella gestione giudiziaria. Poi, laddove queste persone non ottengano il diritto di asilo, chi gestirà le espulsioni? L’Albania o verranno riportare in Italia per poi tornare nei Paesi di partenza? E come si farà con i gruppi familiari? Minorenni e donne non verranno portati in Albania: si divideranno le famiglie? Il timore è che questa esternalizzazione possa causare una lesione dei diritti dei migranti, soprattutto nella fase giudiziale. Per questo è necessario che di questa materia se ne occupi il Parlamento”.

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