Enzo Cheli, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, in un’intervista a ‘Il Sole 24 Ore’ boccia il premierato: “C’è una anomalia che appare grave”.
Il premierato non convince Enzo Cheli. Il vicepresidente emerito della Corte Costituzionale in un’intervista a Il Sole 24 Ore parla di “una riforma inadeguata dal punto di vista tecnico e pericolosa da quello politico. In questo progetto il Parlamento nasce e muore con il governo. L’esecutivo lo tiene in mano con il potere dello scioglimento“.
Il costituzionalista sottolinea che c’è un’altra anomalia più grave “ed è quella che con l’elezione diretta del premier si mette a rischio il ruolo del Parlamento. Questo modello è contrario a un principio basilare del costituzionalismo liberaldemocratico: ossia quello che il potere esecutivo dipende sin dalla sua formazione da quello legislativo attraverso la fiducia“.
Enzo Cheli sottolinea che in questa vicenda c’è una cosa che colpisce: “Il governo vuole rafforzarsi, ma non interviene sulla funzionalità del Parlamento. E’ arrivato il momento di trasformare il nostro bicameralismo da paritario a differenziato“.
Non poteva non mancare un passaggio sul ruolo del Capo dello Stato. “E’ evidente che con il premierato il suo ruolo viene sminuito – conferma il costituzionalista – il primo premier è eletto dal popolo, il secondo dal Parlamento. Inoltre, poteri del presidente della Repubblica, anche se non toccati nominalmente, non sono più liberi come ora“.
Per Enzo Cheli l’obiettivo può essere “raggiunto rispettando la nostra forma di governo parlamentare, mutando alcuni strumenti che hanno funzionato in Spagna e Germania. Per esempio attraverso un voto di fiducia separato al premier, che così avrebbe il diritto di nomina e revoca dei ministri, la sfiducia costruttiva, la nomina del premier vincitore alle elezioni del Parlamento, ma anche la possibilità di dare al primo ministro i poteri per sciogliere le Camere in caso di crisi“.