Andrea Rinaldo, docente ed esperto della natura, in un’intervista ad ‘Avvenire’ lancia l’allarme: “Una città italiana in pochi anni rischia di scomparire”.
L’accordo su clima raggiunto a Dubai è sicuramente il primo passo, ma la strada è ancora lunga e serve accelerare per riuscire a contrastare i cambiamenti climatici in tempo. Andrea Rinaldo, professore che da tempo studia questi fenomeni, sottolinea che “se non si fa nulla succede un disastro. Se si fondono i ghiacci della Groenlandia, a Venezia avremo sette metri di aumento del livello del mare“.
“La scienza ha il dovere di informare – continua l’esperto nell’intervista ad Avvenire – e la politica di consolare. Anche in uno scenario ottimistico, sappiamo che con il probabile aumento delle temperature medie il Mose dovrà essere chiuso 260 volte all’anno fino al termine del secolo. Cosa significa? Che la laguna diventerà uno stagno e la città marcirà per la salita delle acque salate nelle fabbriche. Se non facciamo nulla, Venezia sarà il simbolo di quello che perderemo“.
“Ecco quando la politica si renderà conto di cosa sta accadendo”
Rinaldo ricorda che “i dati sono a conoscenza di tutti, ma la politica entrerà in campo solo quando l’intervallo tra catastrofi scenderà sotto il ciclo delle scadenze elettorali. Fino a quel momento in Paesi come il nostro rimarrà la diffidenza nei confronti delle evidenze scientifiche e l’urgenza della fondamentale programmazione di lungo termine“.
L’esperto sottolinea anche che in questo momento la madre di tutti i problemi è “l’aumento della temperatura nell’atmosfera e, quindi, la febbre del pianeta“.
“In Italia va ripensata la difesa idraulica”
Per Rinaldo l’Italia “deve ripensare alla difesa idraulica perché il cambiamento climatico modifica i parametri su cui è fondata. Bisogna lavorare ad un piano generale di giustizia distributiva delle risorse idrauliche“.
L’altro problema del nostro Paese è sicuramente quello della siccità. “Bisogna porci il problema – spiega l’esperto – se mantenere certe colture e certe irrigazioni, ridiscutendo vecchi privilegi e dialogando con le strutture invisibili“.