Allegrini, azienda lasciata ai nipoti: “Io guardo al futuro”

In una intervista rilasciata al quotidiano “Il Giornale” è intervenuta Marilisa Allegrini in cui ha spiegato i motivi che l’hanno spinta  lasciare la famosa azienda di famiglia 

In passato la rivista ‘Wine Spectator‘ ha parlato di lei. Ora lo ha fatto nuovamente visto che, proprio in questi ultimi giorni, c’è stato un vero e proprio “scossone” all’interno dell’azienda. Ovvero l’Amarone. Da pochi giorni non ne fa più parte. Anche se porterà il nome insieme alle figlie Carlotta e Caterina. Nel corso di una intervista al ‘Giornale‘ ha precisato che si tratta di un cambiamento importante. Una azienda che verrà portata comunque avanti dalla sua famiglia.

Intervista al 'Giornale'
Marilisa Allegrini (Ansa Foto) Notizie.com

I miei nipoti, Matteo, Giovanni e Francesco, i tre figli di mio fratello Franco, con la cugina Silvia, figlia dell’altro fratello Walter, continueranno a portare avanti l’azienda di famiglia e la Corte Giara. Con la scomparsa di Franco avevamo visioni diverse. Poi siamo riusciti a trovare un accordo. Adesso non è più possibile e dopo un periodo burrascoso abbiamo deciso di prendere strade diverse“.

Allegrini: “Adesso è arrivato il momento di fermarsi e pensare ai miei progetti”

La Allegrini ha precisato: “Io rimango a Villa della Torre, a Fumane, dove abbiamo vigne e produciamo da qualche anno Valpolicella classico superiore e Amarone. La produzione dei grandi rossi, fra Veneto e Toscana. Il vino come specchio del territorio, anzi il vino e il territorio“.

Intervista al 'Giornale'
Marilisa Allegrini (screenshot video YouTube) Notizie.com

Poi la rivelazione: “Ho iniziato a portare l’Amarone nel mondo nel 1983. Era un vino allora poco conosciuto. Ricordo il primo viaggio a Zurigo: entro nel ristorante Baratella, con una bottiglia di Valpolicella e porgo il bicchiere allo chef. Lui assaggia e mi disse che era un tipo di vino che utilizzavano per condire l’insalata. Poi versò il bicchiere in un vaso“.

Poi il successo: “L’Amarone ha trovato il posto che gli spettava fra i grandi vini rossi. Ma anche le vigne sono cambiate: il Guyot ha scalzato la più tradizionale pergola”. L’obiettivo ora è un altro: “Ripartire nel segno dell’ospitalità e di una qualità. Ho viaggiato 40 anni, adesso mi fermo e mi concentro sui nostri progetti“.

Altro che concorrenza alla vecchia Allegrini: “Macché, credo che la forza della Valpolicella sia data proprio dall’avere una pluralità di soggetti che si sono spesi per innalzare la qualità. Le aziende hanno fatto sistema e l’Amarone ha svoltato nei ristoranti e negli hotel più importanti. Oggi voglio andare avanti su questa strada“.

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