Dopo la giornata di astensione del 5 dicembre, ora tocca a chi non ha partecipato quel giorno, ma c’è caos
Altro sciopero, altro caos. A incrociare le braccia per l’ennesima volta, dopo che era già avvenuto due settimane fa, il 5 dicembre, sono i medici. L’intera sanità protesta per le decisioni che sono state prese nell’ultima manovra finanziaria, soprattutto per le politiche economiche verranno adottate da qui a breve. E allora ecco un altro sciopero di 24 ore di medici, veterinari e tanti altri sanitari che aderiscono a varie siglie di sindacati come Fassid, Fvm-Federazione veterinari, Aroi-Emac. E sono gli stessi che fanno sapere che, vista la situazione che si sta creando “potrebbero saltare circa 25 mila interventi chirurgici programmati”.
Tanti di loro hanno deciso che faranno un presidio davanti al ministero alla Salute che si trova a Roma, ma ci saranno manifestazioni di protesta in tutte le regioni. Non è stata una decisione improvvisa, ma programmata, anche perché dopo lo sciopero del 5 dicembre, annunciata Anaao e Cimo, si prevedono altri problemi e altri guai per i pazienti che già due settimane fa hanno dovuto fare i conti con una situazione allucinante.
I disagi quel giorno sono stati molteplici, soprattutto negli ambulatori, anche se la sigla Aroi rappresenta soprattutto e quasi solo gli anestesisti, ovviamente i problemi maggiori ci saranno nelle sale operatorie. C’è da dire che la legge non include in queste proteste l’eventualità di interrompere o rinviare ogni prestazione che viene considerata urgente. E questo è anche normale, ma i medici non si fermano e vanno avanti in questa protesta contro le decisioni del governo.
“Bisognava dare un messaggio chiaro alla politica di governo: il servizio sanitario ha bisogno di aiuto e la legge di bilancio non glielo dà”, il monito di tutte le sigle sindacali sia quelle che scioperano e che hanno scioperato in precedenza. “E’ l’estrema ratio a cui ricorrere per reclamare il diritto alla salute garantito da personale pubblico, dato che il governo scaccia dal pubblico impiego i professionisti di cui la sanità ha bisogno, nel silenzio assordante delle Regioni che, per mantenere i loro sistemi sanitari dovendo ricorrere a cooperative e gettonisti, dovranno aprire voragini nei loro bilanci”, il comunicato e la sintesi principale dei motivi della protesta.