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Politica

Scarpinato: “Il bavaglio? Se è per la privacy, rendiamo segreti i dibattimenti”

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Daniele Magliocchetti

Parla con Il Fatto Quotidiano, l’ex magistrato antimafia e senatore del Movimento Cinque Stelle su quanto avvenuto alla Camera

Una legge che fa discutere e sollevare muri. In qualche modo anche all’interno della maggioranza, magari più che muri qualche fastidio. Ma quanto accaduto alla Camera, che ha dato parere favorevole all’emendamento Costa sul divieto della pubblicazione delle ordinanze di arresto, sta facendo rumore. E tra questi c’è Roberto Scarpinato, senatore M5S, ex magistrato antimafia che non capisce il motivo di questa legge: “Se il motivo è di tutelare la privacy dell’indagato perché esiste la presunzione di innocenza, allora dovremmo arrivare al punto di vietare pure la pubblicità dei dibattimenti, perché la presunzione di innocenza esiste fino alla sentenza definitiva in Cassazione. In realtà, dietro il feticcio della tutela della privacy, elevatoa valore supremo sull’altare del quale sacrificare il diritto all’informazione, si cela ben altro. Più che del giudizio penale hanno terrore del giudizio della pubblica opinione che deve essere tenuta all’oscuro degli affari sporchi dei colletti bianchi”.

L’ex Pm antimafia e senatore M5S Scarpinato (Ansa Notizie.com)

Scarpinato durante l’intervista al Fatto Quotidiano racconta anche che “in commissione Giustizia del Senato, su richiesta del governo, è saltato il voto sul ddl Zanettin-Bongiorno che prevede, in caso di sequestro di dispositivi elettronici, un contraddittorio, sulla selezione del materiale, pm-parti in causa”. E proprio Scarpinato tempo fa aveva presentato un disegno di legge che parlava proprio del problema relativo alla privacy.

“La differenza non è la natura dei documenti sequestrati, ma il loro supporto…”

Il senatore di Azione Costa durante una fase del dibattimento in Parlamento (Ansa Notizie.com)

Roberto Scarpinato spiega cosa e come voleva presentare in Commissione, visto che poi lui stesso l’ha ritirato, questo è quanto aveva previsto e studiato e tenta di spiegarlo: “Poniamo che il pm scopra che un importante capo della mafia o un politico al centro di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione possiede una cassetta di sicurezza intestata a un prestanome presso una banca”.

A quel punto insiste l’ex magistrato antimafia “Il pm dispone il sequestro e trova: documenti bancari, corrispondenza, fotografie, filmati. Quindi, procede all’esame del materiale e dispone ulteriori atti di indagine per acquisire altre prove la cui esistenza è emersa grazie agli atti sequestrati, trattiene quelli necessari per le indagini e restituisce all’indaga to quelli non pertinenti. L’indagato entro 10 giorni può proporre ricorso al Riesame, ma le indagini proseguono”.

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