Tanti sono con il fiato sospeso perché sembra tutto scontato, ma poi così tanto scontato non è. Un filo di tensione non manca
Il d-day è arrivato. La Corte Europea che decide sul calcio. Decide una volta per tutte, non tanto sulla Superlega, quanto se il calcio dovrà avere un unico ente o associazione alla quale appoggiarsi oppure darà la possibilità adesso o in futuro di poter lasciare una porta aperta ad altri. E’ tutto qui il nodo del contendere. E, nonostante ci sia parecchia tranquillità e la quasi consapevolezza che niente cambierà, niente è scontato. Il progetto di una Superlega di calcio europea, quindi, alla prova della Corte di giustizia dell’Ue che sarà chiamata a pronunciarsi sul ricorso della dalla European Superleague Company per contestare il monopolio di Uefa e Fifa. E’ una sentenza, perché di questo stiamo parlando, in grado di produrre lo stesso effetto devastante sul calcio di quello che c’è stato nel ’95 con la sentenza Bosman. Argomento diverso, decisamente, ma stesso effetto.
Si parte con la seduta plenaria della Corte Ue, che sarà presieduta dal belga Koen Lenaerts e formata da 15 giudici, si riunirà a partire dalle 9:30 per esaminare il ricorso presentato il 27 maggio 2021 al tribunale di Madrid, poi inviato al tribunale comunitario. I quesiti di cui dovranno discutere i giudici sono esattamente sei e nel dettaglio non è che riguardino la Superlega, ma portano davanti alla Corte un possibile “abuso di posizione dominante da parte della Uefa e di riflesso della Fifa” nell’organizzazione di competizioni riservate ai club nel Vecchio Continente che sono in contrasto con le normative comunitarie.
Ma cosa c’è davvero dietro? C’è una battaglia per la Superlega, soprattutto tra attività di lobby e, definiamole, “pressioni discrete”, come le definiscono gli esperti del diritto sportivo e, in patte comunitario, che vede davanti a tutti la A22 Sports Management, una società che si occupa di “sviluppo commerciale dello sport” e che, in modo furbo e lungimirante, da tempo ha preparato una versione soft del progetto, ossia una ‘Nuova Superlega‘ sicuramente più democratica e più aperta di quella che avevano fondato Real Madrid e compagnia. La Juve, si sa, si è chiamata fuori, ed è stata obbligata a farlo, anche per non avere punizioni severissime dalla stessa Uefa per quello che ha combinato in Italia con plusvalenze, bilanci artefatti e via dicendo (e solo questo dovrebbe bastare per far capire alla Corte che l’Uefa fa il bello e cattivo tempo da parecchio ndr), dietro in qualche modo, pur leggero, sono rimaste quasi nascoste, ma con l’occhiolino ben attento, Real Madrid e Barcellona, e con tanti club alla finestra che aspettano di vedere ed, eventualmente, accodarsi.
Finora i pareri (che non sono minimamente vincolanti) dell’Avvocatura generale sono stati un po’ differenti: da una parte l’Avvocato Generale Athanasios Rantos, ha giudicato la settimana scorsa “l’approvazione preventiva di Fifa-Uefa” su ogni nuova competizione “compatibile con il diritto della concorrenza dell’Unione“. C’è da dire che a marzo il primo Avvocato generale, Maciej Szpunar, aveva sostenuto che le norme Uefa sui giocatori del vivaio sono “parzialmente incompatibili con il diritto dell’Ue”. Sono questi meri tatticismi, anche perché il plus è ben altro e molto più variegato. I due scenari più probabili, comunque, sono una decisione che tolga all’Uefa “il potere di sanzionare i club ‘ribelli‘ oppure quello di “gestire il businessin modo da scindere il soggetto che detta le regole del gioco da quello che cura il fattore commerciale. Ed è quello che, in parte, accade da tempo in Formula 1. In parte però. La partita, insomma, è aperta.