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Cronaca

Cantone: “La norma sulle ordinanze è inutile”

Published by
Daniele Magliocchetti

Intervista al procuratore di Perugia e capo dell’anticorruzione che spiega la sua analisi su quanto è stato deciso in aula sulla legge “bavaglio”

La legge bavaglio, come la chiamano le opposizioni, o emendamento Costa come invece la definiscono i parlamentari che l’hanno presentata e votata, sta facendo ancora discutere parecchio. Tra magistrati, procuratori e giornalisti c’è un bel via-vai di polemiche e ostruzionismo e a parlarne anche è il procuratore di Perugia e capo dell’Anticorruzione Raffaele Cantone che al quotidiano La Repubblica dice cosa ne pensa: “La norma non mi piace, ma non credo che l’allarme sia giustificato. Perché di fatto si tornerà alla situazione precedente al 2017, quando le ordinanze non potevano essere riportate integralmente“.

Il ministro della Giustizia Nordio con il presidente della Repubblica Mattarella (Ansa Notizie.com)

Il problema sta nel fatto, secondo tanti giornalisti che con questa norma non si riuscirà ad informare adeguatamente sulla situazione di chi potrebbe essere arrestato e si rischia un’informazione sbilenca e poco adeguata: “E infatti io non sono d’accordo con la riforma“, dice subito Raffaele Cantone che poi riprende il suo discorso su un argomento che in qualche modo lo tocca: “Credo che la norma del 2017 (quella del ministro Orlando) fosse stata un grande passo avanti all’insegna della trasparenza, soprattutto perché consentiva al giornalista un’informazione molto più chiara e precisa“.

“Non so l’obiettivo di Costa, ma non credo produca ‘buio’…”

Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone (Ansa Notizie.com)

Per tanti cronisti, l’emendamento voluto e approvato dal deputato di Azione Costa getterà poca luce sull’informazione e si vedrà, via via, evaporare la chiarezza sulle notizie relative ad eventuali arresti o comportamenti di chi è indagato o imputato: “Non so quale sia l’obiettivo di Costa. Non sono d’accordo che la norma produca il “buio” sulle indagini, però credo che sia un rilevante arretramento culturale né necessario né opportuno”.

La spiegazione di Cantone che con le norme lavora e porta avanti inchieste e non solo: “Con le norme sulla presunzione d’innocenza e sulle intercettazioni non si erano più verificati i problemi segnalati in passato. Tant’è che lo stesso Garante della privacy ha ammesso che negli ultimi anni la pubblicazione degli ascolti contenuti nelle ordinanze è stata corretta. Stretta inopportuna? Il rischio è che si ripristinino certi circuiti sotterranei attraverso i quali sono sicuro che comunque circoleranno le ordinanze cautelari facendo venir meno gli sforzi di trasparenza fatti in questo periodo per consentire ai giornalisti di avere un accesso diretto e formale ai provvedimenti giudiziari“.

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Daniele Magliocchetti